Anche Cct e Anuu rispondono all’appello di Federcaccia per la costituzione di un soggetto unitario rappresentativo del mondo della caccia e portatore delle sue istanze
La Confederazione dei cacciatori toscani ha risposto all’appello di Federcaccia verso una “fase costituente” per la creazione di un soggetto unitario di rappresentanza dei cacciatori italiani. “La Cct”, si legge nel comunicato, “dandosi una struttura confederativa, ormai già da cinque anni ha concretizzato l’unità fattiva della rappresentanza del corpo sociale di oltre il 60% dei cacciatori toscani, non può che accogliere con entusiasmo e speranza questo primo annuncio che apre le porte al futuro. Le associazioni confederate hanno da tempo intrapreso “la via dell’unità” nella nostra Regione, intravedendo in essa l’unica possibile da percorre per garantire un futuro alle caccia e alle sue ragioni. Una intuizione che oggi dimostra tutta la sua modernità nata e sviluppata per costituire la casa comune dei cacciatori. Un mondo, quello dei cacciatori che rischia un progressivo arretramento ma che può trovare però in un soggetto unico, forte e rinnovato, nuova linfa vitale per le sfide che ci attendono. I nemici della caccia sono molti, coesi e ben organizzati”.
Anche il presidente nazionale Anuu migratoristi, Marco Castellani, ha osservato che “pur essendo difficile, è assolutamente necessario avviare con estrema urgenza una vera fase costituente per giungere a un unico nuovo soggetto unitario che rappresenti sotto lo stesso tetto e con la stessa dignità tutti i cacciatori italiani, avendo a cuore, nello stesso modo, tutte le forme di caccia che devono godere di uguale attenzione e considerazione, dalle cacce tradizionali alla migratoria alle cacce ai grandi ungulati. Nessuno si deve sentire espropriato della propria storia e della propria cultura, ma tutti dobbiamo portare a fattor comune le nostre esperienze, le professionalità che lavorano per noi, la nostra passione, le nostre risorse, le nostre disponibilità, come basi su cui costruire il nuovo impianto organizzativo e valorizzare le figure migliori per assumere le responsabilità nella guida del nuovo soggetto associativo. Ma questa fase costituente non deve essere calata dall’alto. Deve essere portata in discussione sul territorio nei vari livelli organizzativi in cui le nostre Associazioni sono articolate per essere spiegata, conosciuta, capita e assimilata e quindi assecondata e non ostacolata per stupide paure, vecchi rancori o ingiustificabili egoismi che qualche nostro Dirigente territoriale ancora può nutrire al riguardo a causa di brutte esperienze del passato che, a volte, si riducono a meri problemi di rapporti interpersonali che nulla hanno a che vedere con la caccia.
Si legge spesso che i cacciatori vogliono l’unità tra le Associazioni. Benissimo. Chiediamo aiuto a loro per superare chi, per i biechi motivi che ho elencato prima, cercherà di rendere irrealizzabile il progetto. Partiamo, quindi, una volta per tutte verso la casa comune dei cacciatori italiani. Ogni altro passo verso maggiori coordinamenti o uniformità di servizi sarebbe, a mio avviso, solo altro tempo perso e questo è un lusso che la caccia e i cacciatori italiani non possono proprio permettersi”.