Il progresso nelle torce tattiche è stato incredibile negli ultimi anni: occorre, tuttavia, conoscere le specifiche caratteristiche per una scelta oculata e consapevole
La torcia tattica è, tra gli accessori legati al mondo delle armi, probabilmente quello che ha beneficiato del maggior numero di perfezionamenti tecnologici nel corso degli ultimi anni. Nel corso degli anni Ottanta, Novanta e dei primi anni Duemila, si trattava di oggetti scomodi e ingombranti, tanto da poter essere anche utilizzati come sfollagente improvvisati da parte degli operatori delle forze dell’ordine.
Ma cosa distingue una torcia “tattica” da una torcia “normale”? E cosa bisogna controllare per capire se la torcia fa al caso nostro? Sintetizzando le numerose, e spesso complicate, indicazioni presenti sul web (a partire dal blog di uno dei principali produttori, Peli products), possiamo aiutarvi in una scelta consapevole.
Cos’è che rende “tattica” una torcia? Diversamente da quanto si è portati a ritenere, non basta che sia applicabile su un’arma da fuoco. Anche perché oggi sono in commercio diverse tipologie di attacchi, che potrebbero agevolare il montaggio anche di torce nate per altri scopi. A definire “tattica” una torcia sono ben precise caratteristiche strutturali, che vanno dalla robustezza del telaio (normalmente in metallo o in polimero di elevata resistenza) per garantire il funzionamento anche in caso di cadute, all’ergonomia di impugnatura e di accensione (quindi, per esempio, normalmente l’interruttore di accensione si trova sul fondo, in modo da essere agevolmente e rapidamente trovato anche al buio), all’impermeabilità. Una torcia tattica consentirà, poi, una elevata potenza del fascio illuminante (i prodotti più moderni arrivano anche a mille lumen), una buona autonomia della batteria ed eventualmente la possibilità di selezionare il tipo di fascio luminoso.
È chiaro che per una scelta consapevole occorre innanzi tutto poter quantificare le grandezze in gioco. L’emissione luminosa (light output, utilizzando la terminologia Ansi) viene normalmente misurata in lumen, che rappresentano l’unità di misura dell’intensità della luce visibile all’occhio umano (mentre, per esempio, il watt indica la potenza illuminante includendo anche lo spettro non visibile). In altre circostanze viene utilizzata anche l’unità di misura della candela, che può essere definita come l’intensità luminosa in rapporto a un angolo solido. In altre parole, la candela è l’intensità luminosa in uno specifico fascio di luce, che normalmente è quello di maggior intensità del fascio. Chiaramente, una torcia per la quale viene dichiarata una potenza di mille lumen avrà un fascio molto più intenso di uno che viene dichiarato di 100 lumen.
Normalmente i lumen vengono utilizzati per quantificare l’intensità luminosa in sé, mentre le candele vengono più spesso utilizzate per quantificare l’intensità del fascio di picco (peak beam intensity), che è l’intensità massima misurata nell’asse centrale del fascio.
Altra grandezza importante, che si misura ovviamente in metri o suoi multipli, è la portata del fascio luminoso (beam distance), che è la distanza entro la quale la luce proiettata dalla torcia possa giungere con una intensità luminosa ancora corrispondente a quella della luna piena in una notte limpida.
Un altro fattore evidentemente fondamentale in una torcia tattica è l’autonomia della batteria in dotazione ed è intuitivo che più sia elevata la potenza luminosa, più breve sarà la durata della batteria. Le moderne torce tattiche, tuttavia, consentono spesso di selezionare tramite il pulsante di accensione, tre o più livelli di intensità e ovviamente al livello più basso corrisponde una maggiore autonomia.
Il tipo di lampada, ormai, è pressoché obbligato: parliamo di luce led che consente una intensità veramente notevole con un consumo molto più basso rispetto alle lampade allo Xeno o di altri tipi che si utilizzavano fino a pochi anni fa. Se parliamo, sempre, di torce tattiche, una funzione spesso presente è quella della luce stroboscopica (quindi rapidamente lampeggiante): questa funzione ha un duplice scopo, da un lato può favorire il ritrovamento di una persona dispersa (magari a causa di un infortunio durante un’escursione) garantendo una elevata tracciabilità della fonte di emissione e una lunghissima autonomia, rispetto a un fascio continuo; in un ambito più prettamente tattico, la luce strobo proiettata negli occhi di un aggressore attiva alcuni riflessi neurologici condizionati e ostacola temporaneamente l’azione di aggressione. Un effetto analogo, si può ottenere anche mandando negli occhi dell’aggressore il fascio continuo alla massima intensità, con relativo effetto di cecità temporanea.
Ovviamente non c’è luce senza una alimentazione di corrente. Due sono attualmente le correnti di pensiero: c’è chi fornisce le proprie torce di batterie sostituibili e chi integra nella torcia una batteria fissa ricaricabile. Quest’ultima ha spesso una autonomia superiore rispetto alle batterie usa e getta normali, Occorre però valutare che nel caso di un impiego protratto nel tempo in un ambiente difficile (come può essere una escursione di più giorni), può non essere semplicissimo provvedere alla ricarica (anche se oggi ci sono i Power bank che si usano anche con i cellulari). Da tenere in considerazione anche il fatto che una batteria non sostituibile, con il tempo e le ripetute ricariche può sviluppare un effetto memoria che va a ridurre l’autonomia progressivamente. L’ideale sarebbe scegliere una torcia che consenta di utilizzare sia speciali batterie ricaricabili, ma amovibili, sia eventualmente batterie standard.
Gli altri fattori da considerare nella scelta sono quelli meccanici e ambientali: una torcia di buona qualità avrà tra i suoi dati tecnici una indicazione sull’altezza dalla quale è possibile superare indenni una caduta (per esempio può cadere da un metro di altezza, o 1,5 metri e così via).
Altro fattore fondamentale è l’indicazione relativa all’impermeabilità, che normalmente viene indicato con un parametro tecnico standardizzato che è il fattore Ipx. I fattori Ipx sono contrassegnati con un numero, più alto è il quale, più alta è la resistenza all’acqua. Per esempio una torcia con fattore di impermeabilità Ipx4 potrà resistere indenne a schizzi d’acqua, una torcia con impermeabilità Ipx7 può resistere a una caduta accidentale nell’acqua, con il fattore Ipx8 può resistere a una immersione anche prolungata nell’acqua.