So che sarò tacciato di estremismo. Che la politica ha le sue regole e bisogna avere calma e pazienza. Ma io sono impaziente, preferisco le soluzioni “forti”, preferisco i fatti alle parole. Perché a volte occorre farlo. Senza guardare troppo alle coloriture politiche e alle strategie fatte a tavolino. Guardo indietro e noto che sono ormai trascorsi anni da quando ho cominciato a scrivere dell’ipotesi di revisione della legge sulla caccia. E siccome questo è il mio tempo, siccome desidero che le cose cambino adesso, non tra uno o cinque anni, allora forse mi ritrovo con lo stesso spirito che anima la Confederazione delle associazioni venatorie italiane (Confavi): ha chiamato a raccolta per il 9 marzo a Roma tutti coloro che a diverso titolo chiedono le modifiche alla 157/92 “per garantire una corretta gestione del patrimonio faunistico e ambientale nel nostro Paese”. Data strategica: prima delle elezioni amministrative fissate per fine marzo. Quindi io a Roma ci sarò, per quello che conta. Perché a caccia, nonostante la mia posizione privilegiata, riesco ad andare poco e vorrei, invece, si potesse tutti andarci meglio e magari anche un po’ di più. Perché il Paese ha senz’ altro tanti problemi, ma i “nostri” politici di riferimento ci avevano fatto – mi sembra – anche tante belle promesse. Avevano persino fondato un intergruppo parlamentare per dichiararsi “amici della caccia”. Sì, sono scontento, scontato e anche un po’ demagogico. Ma qui non succede niente, anzi, perdiamo colpi. E siamo anche consci di contare ogni giorno un po’ di meno. Così, mentre politici e associazioni ci blandiscono con comparsate, dichiarazioni, esternazioni, siti web, blog, trasmissioni televisive satellitari e digitali dedicate alla nostra passione, sembra però che non leggano i commenti dei cacciatori, dei lettori, dei telespettatori a tutto questo ben di Dio mediatico. Inutile pensare di raccogliere adesioni da parte di chi è contrario (anche solo un pochino) alla caccia. Consiglio un giretto su Facebook: sul senatore Franco Orsi e il suo disegno di legge sulla caccia ci sono una quarantina di gruppi, soltanto due che lo sostengono con appena un migliaio di iscritti. Gli altri, i contrari, vanno da un minimo di 15 a un massimo di 79.661. Già. C’ è ben poco da fare. E sono molti i messaggi o i titoli offensivi (“Quelli che… vogliono il senatore Franco Orsi fra le specie da cacciare!”, “Fermiamo questi dannati pazzi”, “Sparate al vostro uccello, se lo avete!”) e le immagini diffamanti, la più tenera delle quali vede lo stesso senatore trasformato nell’ orsetto Winnie the Pooh. Occorre dire che al momento in cui scrivo i soli Caccia pesca ambiente e il Partito Caccia e ambiente hanno dato piena e totale adesione alla manifestazione. Tuttavia Confavi ha sollecitato a scendere in piazza anche tutte le organizzazioni professionali agricole, la parte intelligente del mondo ambientalista, tutti coloro che si occupano di allevamento di animali, le maestranze che in questo settore trovano occupazione, le rappresentanze del mondo economico che gravitano attorno alla caccia. Quindi sì, in un certo senso, in più sensi, sono chiamato in causa, perché trovo occupazione in questo settore e non me ne vergogno. Mi rimbocco le maniche e agisco.
So che sarò tacciato di estremismo…