L’attentato di Kabul nel quale sono rimasti uccisi sei nostri militari (oggi sono previste le esequie solenni) ha scatenato la polemica sui mezzi e gli equipaggiamenti a disposizione dei soldati presenti nei teatri delle missioni internazionali di pace. Infatti, rispetto agli operatori di altri Paesi della coalizione Isaf (per esempio inglesi, canadesi, olandesi e naturalmente americani), i soldati italiani potrebbero braccare ed eliminare i guerriglieri talebani per…
L’attentato di Kabul nel quale sono rimasti uccisi sei nostri militari (oggi
sono previste le esequie solenni) ha scatenato la polemica sui mezzi e gli
equipaggiamenti a disposizione dei soldati presenti nei teatri delle missioni
internazionali di pace. Infatti, rispetto agli operatori di altri Paesi della
coalizione Isaf (per esempio inglesi, canadesi, olandesi e naturalmente
americani), i soldati italiani potrebbero braccare ed eliminare i guerriglieri
talebani per proteggere davvero la popolazione e consentire la ricostruzione,
mentre invece è loro consentito solo reagire a una minaccia. Anche il supporto
di mezzi pesanti e artiglieria è del tutto insufficiente, ancora una volta per
motivi politici e non tecnici. Gli olandesi, per esempio, hanno l’appoggio dei
semoventi da 155 millimetri che, piazzati strategicamente sulle alture lungo i
percorsi usati da convogli e pattuglie, possono coprire un raggio di 60
chilometri offrendo un supporto di fuoco massiccio in tempi brevissimi. Un
altro punto spinoso è quello del supporto aereo: i velivoli senza pilota
Predator americani possono infatti montare (e logicamente utilizzare) missili,
i nostri no. A maggior scorno delle nostre forze, la notizia che i pakistani
hanno utilizzato contro i talebani aerei senza pilota Falco, prodotti proprio
in Italia. Gli aerei convenzionali sono, poi, praticamente assenti, in
Afghanistan sono presenti solo due Tornado che, però, possono operare solo come
ricognitori perché il Parlamento non ne ha autorizzato l’impiego come
cacciabombardieri.