Enpa all’assalto del ddl Orsi
“Non cediamo alle lusinghe del senatore Orsi, che con un ennesimo dietro-front ha dichiarato di togliere la caccia a sedici anni e l’uso delle civette-zimbello”. Secondo la Protezione animali, è l’intero testo di riforma della legge 157/92 a non essere accettabile. Gli animalisti parlano di “deregulation venatoria che riporterebbe l’Italia indietro di cinquanta anni anche dal punto di vista della cultura e della sensibilità”. L’Enpa contesta anche altre norme contenu…
“Non cediamo alle lusinghe del senatore Orsi, che con un ennesimo dietro-front
ha dichiarato di togliere la caccia a sedici anni e l’uso delle
civette-zimbello”. Secondo la Protezione animali, è l’intero testo di riforma
della legge 157/92 a non essere accettabile. Gli animalisti parlano di
“deregulation venatoria che riporterebbe l’Italia indietro di cinquanta anni
anche dal punto di vista della cultura e della sensibilità”. L’Enpa contesta
anche altre norme contenute nel ddl di Franco Orsi: l’allungamento degli orari
giornalieri di caccia; la liberalizzazione dell’uso e del numero dei richiami
vivi, estesi anche alle specie protette; la tassidermia senza licenza a tutti i
cacciatori; la possibilità di caccia sulla neve; la caccia da natanti
“dedicata” agli uccelli acquatici. “Per non parlare”, aggiungono gli
animalisti, “del paradosso che, nel tentativo disperato di risicare una
manciatina di minuti in più per le doppiette, attribuisce alle Regioni la
facoltà di chiudere la giornata venatoria “secondo l’ora solare del lembo di
territorio più a Ovest della regione medesima”. Su queste, e su altre
molteplici norme contenute nel testo Orsi, l’Enpa esprime tutto il suo
disappunto e la sua indignazione, e chiede che non si proceda ancora a
discutere un testo che nessuno ritiene accettabile”. “È evidente”, concludono
gli esponenti dell’Enpa, che ormai l’enorme clamore non è suscitato solo da
caccia a sedici anni e civette vive legate a un palo, tolte “strumentalmente”
dal senatore, ma da tutto il ddl Orsi, il quale tenta invano di farsi strada,
anche rinunciando a qualcosa, pur di riprendere vita e rendersi più accettabile
agli occhi dell’opinione pubblica, mentre è una dichiarazione di guerra alla
natura, alla biodiversità, al pensiero e alla sicurezza degli italiani, al
mondo scientifico”.