Cncn: no ai numeri “a sensazione” sulla caccia
Come ogni anno, alla fine della stagione di caccia si scatena la guerra dei numeri da parte delle associazioni ambientaliste, guerra volta a dimostrare quanto la caccia sia pericolosa e quale “strage” si consumi a danno della fauna selvatica. Per contestare la validità delle cifre in circolazione, è intervenuto il Cncn: “I numeri sulla fauna”, si legge nel comunicato, “riportano, da almeno una decina di anni, la consueta cifra tonda di 200 milioni di animali abba…
Come ogni anno, alla fine della stagione di caccia si scatena la guerra dei
numeri da parte delle associazioni ambientaliste, guerra volta a dimostrare
quanto la caccia sia pericolosa e quale “strage” si consumi a danno della fauna
selvatica. Per contestare la validità delle cifre in circolazione, è
intervenuto il Cncn: “I numeri sulla fauna”, si legge nel comunicato,
“riportano, da almeno una decina di anni, la consueta cifra tonda di 200
milioni di animali abbattuti. Un numero sicuramente sensazionale, ma con
fondamenti di scientificità quantomeno discutibili se non proprio dubbi”. Ma
l’apice della strumentalizzazione si raggiunge con il conto delle vittime tra
gli esseri umani, mettendo in mezzo le cause di morte più disparate per “far
numero”. “Gli allarmistici bollettini parlano di 54 morti per “caccia”, ma se
si scende un po’ nel dettaglio si scopre che la tragica realtà è un’altra e che
fra le 54 vittime ci sono: 19 morti per infarti e malori in genere; 6 a seguito
di cadute in dirupi o da ferrate; 2 vittime di probabili omicidi o suicidi; una
vittima per incidente automobilistico con il fuoristrada; uno travolto da un
masso staccatosi da un costone roccioso; due morti in seguito ad azioni di
bracconaggio notturno; uno caduto in un pozzo (non segnalato) per salvare i
propri cani. Restano, dovute a tragiche e imprevedibili fatalità o a imperizia,
22 vittime, ma il numero così ridimensionato produce sicuramente meno effetto e
molto meno allarme nella pubblica opinione. Soprattutto se tali tragici eventi
si dovessero paragonare alle morti che si sono registrate nel 2007 per altre
attività ricreative svolte all’aria aperta: centinaia di morti per annegamento,
decine e decine per attività subacquee, per il volo sportivo, per la
comunissima attività escursionistica o sciistica o per la semplice raccolta di
funghi”.