Bocciata l’ordinanza di cattura, firmata dal presidente della provincia autonoma Maurizio Fugatti, con la quale si voleva metterla nel recinto Casteller. Ennesima scelta di non-gestione: invece?
Chi lo dice che in Italia non funziona nulla e tutto va a rilento? Non è assolutamente vero e ne abbiamo le prove. Sapete anche voi che per avere una sentenza definitiva, su cose importanti, passano almeno 5-6 anni. E spesso anche di più, tant’è vero che moltissimi processi o reati cadono in prescrizione. Però diciamolo: i nostri fiori all’occhiello si chiamano Tar. È incredibile la velocità con la quale emette una sentenza e interrompe un’ordinanza: neanche due-tre giorni dopo il ricorso. Più veloci della luce, e a volte anche di più. Naturalmente sempre quando questi riguardano calendari venatori, preaperture in deroga, abbattimenti per motivi di sovrappopolazione e ultimamente tutto ciò che riguarda gli orsi che, beati loro, fanno affidamento su questo organo per avere una vita tranquilla e vagabonda. E prova ne è la fine che fanno le ordinanze del presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti: prontamente impugnate dai vari salvatutto, vengono immediatamente bocciate dal Tar.
Passati pochi giorni dall’aggressione dei due escursionisti sul monte Peller, Fugatti ci riprova, malcelando così una vera e propria avversione per i poveri orsi che ancora oggi possono fare affidamento solo sui cuori teneri di Enpa, Lav e compagnia bella. Che loro sì che ne sanno di tutto, e anche di più. Per cui bocciata, ieri l’altro, anche l’ordinanza di cattura sempre del presidente Fugatti, con la quale si voleva mettere nel recinto Casteller, ormai più noto dei locali alla moda che ci sono in Italia, un esemplare di orsa che tanto tranquilla non è, visto che momenti ammazza due persone. E non si abusi della giustificazione del rapporto madre-cuccioli perché su animali pericolosi ugualmente, l’ho provato personalmente, i comportamenti non sono tutti uguali. Come abbiamo già detto ci sono madri protettive equilibrate e madri iperprotettive con iperaggressività anche quando non ce n’è bisogno. E Jj4 ha dato prova di questa tendenza. Un paio di giorni fa, infatti, ha tentato un irruento falso attacco nei confronti di due forestali che la monitoravano. Anche se falso, denuncia sempre una visione di protezione troppo elevata e pericolosa per chiunque, come ha ripetuto in un’intervista Giulia Zanottelli, assessore Foreste e fauna della provincia. Naturalmente una richiesta di reintroduzione di questi capi in eccesso, fatta ad altre regioni dell’arco alpino anche dal ministro Sergio Costa, non ha avuto risposta. Per cui per l’ennesima volta tutto ciò che riguarda natura è dato in pasto ai cuori di burro di Enpa, Lav e company che, nonostante abbiano uffici pieni di capisettore o direttori pseudoesperti in animali selvatici, si marchiano ancora una volta e ormai definitivamente come esperti soltanto di pietismo. Non parliamo del ministero dell’Ambiente che sposa pedissequamente l’immagine disneyana del problema anziché investire veri esperti, ricercatori neutrali e gestori equilibrati, per cercare di risolverlo. Le stesse associazioni animaliste hanno poi continuato a travasare le critiche sulla malagestione degli organismi della provincia nei confronti della fauna, facendo pensare a tanti che il discorso orso sia già scivolato sul piano politico.
Ribadiamo a chiare lettere, semmai non si fosse capito, cosa pensiamo: la provincia di Trento ha istituito un progetto che è stato accettato dalla popolazione e speso molto denaro. Qualcosa sarà stato fatto, speriamo, di buono. L’orso, come altra fauna di tutti i tipi, può convivere con popolazione e attività. Ma gli animali vanno assolutamente gestiti. Effettuando catture atte a smaltire i capi in eccesso riposizionandoli in zone idonee lontane o vicine, ma ancora vuote di questi animali. Il Casteller ha finito di dare il meglio di sé. Deve essere istituita una zona, o meglio più zone, vaste, accoglienti, esenti da punti deboli dove animali problematici, stabiliti tali dai ricercatori, debbono stare perché l’alternativa sarebbe solo l’abbattimento. E se queste zone sono adatte e gli animali non ci soffrono, tali animali raggiungono età di decine di anni, come testimoniano gli animali allevati in cattività. La gestione, soprattutto, deve essere sottratta dalle grinfie di animalisti e dalla politica e affidata a scienziati e tecnici del settore. E questo detto sopra riguarda, o riguarderà a breve, tutte le altre specie: lupi, sciacalli dorati in arrivo, cinghiali, cervi, cani procioni, procioni stessi, linci e tutto il resto del creato. Tutti belli e meravigliosi se rapportati allo spazio del nostro territorio. Avversi alla popolazione, diversamente, se troppi. Il parere dei vari pietisti non conta nulla. Hanno già rovinato abbastanza la nostra Natura.