La questura di Potenza ha preso un’iniziativa a dir poco sconcertante: in pratica, a chi richiede il rilascio o rinnovo di un Porto d’armi chiedono, oltre al certificato medico dell’ufficiale sanitario, un test antidroga, un esame neurologico e un esame di alcolemia. Tali certificati, inutile dirlo, hanno un costo a dir poco elevato e comportano la perdita di alcuni giorni lavorativi. Ma siamo proprio sicuri che possano essere richiesti legittimamente dalla questur…
La questura di Potenza ha preso un’iniziativa a dir poco sconcertante: in
pratica, a chi richiede il rilascio o rinnovo di un Porto d’armi chiedono,
oltre al certificato medico dell’ufficiale sanitario, un test antidroga, un
esame neurologico e un esame di alcolemia. Tali certificati, inutile dirlo,
hanno un costo a dir poco elevato e comportano la perdita di alcuni giorni
lavorativi. Ma siamo proprio sicuri che possano essere richiesti legittimamente
dalla questura? Secondo quanto la stessa questura ha risposto a un nostro
lettore, parrebbe di no. Ecco il testo della risposta scritta: “dall’esame
della certificazione medica prodotta dalla S.V. per il rilascio/rinnovo della
licenza di porto fucile per uso caccia/tiro a volo, si evince che la stessa
risulta difforme dalle disposizioni contenute nella circolare del ministero
dell’Interno, ufficio per l’amministrazione generale, ufficio per gli affari
della polizia amministrativa e sociale, n. 557/B/9471-10100.2 (4) del 9 maggio
2003 che impone la scrupolosa verifica dei requisiti psicofisici del
richiedente, attestati dall’apposita certificazione medica rilasciata ai sensi
del decreto del ministero della sanità del 28 aprile 1998. Tale certificazione
deve indicare, tra l’altro, l’assenza di alterazioni neurologiche, di disturbi
mentali, della personalità o comportamentali o di situazioni di dipendenza da
sostanze psicotrope, alcool, stupefacenti. Pertanto, il predetto certificato
dovrà contenere espresso riferimento dell’esito negativo di tali esami
specialistici, altrimenti questo ufficio non rilascerà il titolo richiesto”.
Tutto bene fino all’ultimo periodo, che “rovina” tutto il discorso. Già, perché
in base al decreto ministeriale del 28 aprile 1998, è l’ufficiale sanitario a
dover disporre, solo ed esclusivamente se lo ritiene opportuno, esami
specialistici o l’esame del soggetto richiedente da parte di una commissione
medica. Non compete, pertanto, all’autorità di ps (o, più in generale, al
ministero degli Interni) richiedere tali certificati, ma solo all’ufficiale
sanitario. Facoltà dell’autorità di ps è, eventualmente, di pretendere che nel
certificato medico che si presenta sia indicato espressamente che il soggetto è
in possesso dei requisiti prescritti dal decreto ministeriale del 28 aprile
1998. Questo è quello che si legge, tra l’altro, nella circolare N°
557/B.9471-10100.2(4)l del 20 maggio 2003, che chiarisce i contenuti della
citata circolare del 9 maggio 2003. Si tratta di un abuso gravissimo che, più
che alla difesa della collettività, sembra orientato, come al solito, a punire
gli appassionati d’armi in quanto tali e anche, cosa se possibile più grave
ancora, i soggetti che hanno bisogno di un’arma per difesa personale. Difendete
i vostri diritti! Richiedete sempre per iscritto le motivazioni del diniego di
un Porto d’armi e presentate ricorso! Si può richiedere ricorso gerarchico,
oppure presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) oppure,
ancora, presentare ricorso straordinario al Capo dello Stato.