Testo Luciano Ballarini
Speriamo che questo lavoro soddisfi la curiosità di molti appassionati che della Bren Ten hanno solo sentito parlare, e di quei pochi fortunati che la posseggono. Il servizio lo abbiamo potuto effettuare grazie alla cortese collaborazione di un noto collezionista milanese che ci ha messo a disposizione il raro modello di sua proprietà, che può venire considerato il primo importato nel nostro Paese, in quanto è l’esemplare presentato alla commissione per la catalogazione.
La Bren Ten nacque nei primi anni Ottanta da una collaborazione tra Tom Dornaus e Mike Dixon, che incaricarono il colonnello Jeff Cooper di realizzare un’arma da fianco che potesse soddisfare sia le forze armate e di polizia sia il mercato civile, affinché moltissimi appassionati di Tiro pratico potessero sparare in Major factor.
Considerato che il colonnello era ed è titolare di una delle più famose scuole di Practical shooting (Gun site), è logico supporre che egli creò un’arma adatta ai vari scopi, che sostituisse la Colt 45, di dimensioni compatte e prodotta con materiali considerati eccellenti all’epoca.
Alla luce dei nostri giorni si può però constatare che furono compiuti alcuni errori di valutazione da parte di chi la costruì, in quanto furono utilizzate parti importanti dell’arma microfuse (slide stop e leva della sicura) e non ricavate da pezzi forgiati, quindi poco adatte a sopportare gli alti stress che la munizione originale creava.
Tutto ciò può essere confermato dallo scrivente che, appena in possesso dell’arma per le prove di fuoco, dopo i primi colpi ha dovuto sospendere e attendere oltre un anno l’arrivo della sicura che si era tranciata a metà.
Possiamo quindi affermare senza tema di smentite che il connubio arma cartuccia sia stato infelice e improprio, in quanto la munizione Norma 10 mm auto sia con palla da 200 grani tronco conica, sia con palla da 185 grani Hollow point inizialmente impiegate, ha creato non pochi problemi all’arma.
Il mancato successo della Bren Ten dovuto al calibro si ebbe anche dai giudizi negativi degli uomini dell’Fbi, che per primi lo ebbero in dotazione, perché lo definirono esasperato, impreciso e privo di stopping power perché altamente trapassante.
Stesso giudizio lo diedero i moltissimi praticanti del Tiro pratico, che lo rifiutarono per il rinculo, il rilevamento e la vampata di bocca che acceca in ambiente chiuso.
Le pressioni si aggiravano tra i 37.000 e i 44.000 psi, la velocità del proiettile arrivava intorno ai 1.200 piedi/secondo e l’energia a 635 piedi/libbra.
Strutturalmente similare al 9 mm Luger e al .45 Acp, la cartuccia ha valori mediamente superiori al .357 magnum e anche al .41 magnum (in dotazione ad alcuni reparti di polizia), fornisce addirittura il doppio dell’energia del .45 Acp.
In seguito alle esperienze negative acquisite, la munizione, riveduta e corretta dalla Norma, viene impiegata dalla Colt per la Delta Elite, dalla Peters Stahl e dalla Grizzly della Lar.
In quest’arma, che è il clone della Cz 75, non vi è nulla dì assolutamente originale se non il blocco mirino avvitabile in cima al carrello con una chiave in dotazione e il sistema della sicura a pulsante sul carrello che permette l’abbattimento del cane in tutta sicurezza.
Sul rimamente, Jeff Cooper ha migliorato le già ottime qualità della CZ 75, ma ciò che costituisce il pregio di quest’arma è la maneggevolezza che, grazie all’angolo di impugnabilità, porta istintivamente il tiratore in linea di mira.
L’arma, ben bilanciata con caricatore pieno, è quindi poco rilevante durante il tiro rapido. Istintiva e immediata l’impugnatura dalla fondina.
Concettualmente, l’arma avrebbe dovuto essere destinata a usi militari e di polizia e per gli appassionati del tiro pratico: per questo, la finitura generale e la lavorazione non raggiungono gli standard di una Sig.
Estrattore netto e ben finito, sempre funzionante con ogni tipo di cartuccia, sia originale sia nicaricata. Molla molto rigida al CR-V ad elevato limite e potere elastico. Alloggiamento del caricatore ben smussato e rifinito come ben rifinite e lisce le guide di scorrimento del carrello, interne al fusto.
Discreto il gioco dell’accoppiamento carrello-fusto, in virtù del moderno concetto delle tolleranze tra le parti.
La canna ben lavorata, massiccia, finemente tornita e rettificata, simile alla CZ ha sei righe destrorse, si presenta ben lucidata nei solchi, nella camera, nella rampa di caricamento e sul vivo di volata; Head space di circa 3 mm per tollerare le grandi pressioni create dalle cartucce originali.
Il breve guidamolla serve anche come cacciavite tuttofare per le varie componenti avvitabili dell’arma.
Il grilletto è notevolmente largo, perfetto nell’impugnatura rapida dell’arma. La sua corsa fino allo scatto risulta liscia e pulita da qualsiasi grattamento.
Il peso dello scatto è di circa 4.500 grammi in Doppia azione e 2.000 grammi in Singola. Nessuna traccia grossolana di utensili, castello massiccio in parte satinato e in parte lucido, ottima e resistente all’uso la brunitura del carrello, a nostro giudizio presenta le stampigliature esageratamente marcate.
Zigrini delle guancette puntiformi e zigrini del castello in tracce verticali rilevate, offrono una buona grippabilità, così come offre un veloce contatto alla presa del pollice lo slide stop con i suoi rilievi orizzontali.
Cane e grilletto ricavati dal pieno, robusto il caricatore in lamiera stampata. Un breve appunto va fatto alle viti fermaguancine che spesso si allentano.
L'articolo completo è stato pubblicato su Armi e Tiro – luglio 1992
Produttore: Dornaus & Dixon, Huntingon, CaliforniaCalibro: 10 mm Auto
Alimentazione: serbatoio bifilare a presentazione singola della cartuccia
Numero colpi: 10+1
Funzionamento: semiautomatico a corto rinculo di canna sistema Petter
Lunghezza canna: cinque pollici
Scatto: Azione mista
Percussione: cane esterno
Mire: mirino anterionre trattenuto dal bushing avvitato in volata, tacca di mira regolabile in altezza e derivazione
Sicure: sicura a leva sul fusto, pulsante abbatticane sul carrello