Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha presieduto il Comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica nel capoluogo lombardo, del quale è stata prefetto alcuni anni fa. Il lockdown ha fatto calare omicidi, rapine, furti e truffe, ma non ha fermato gli omicidi in ambito familiare
Ha scelto Milano il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, per presiedere il Comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica. Una scelta probabilmente non casuale quella della prefettura del capoluogo lombardo, sia perché la stessa la titolare del Viminale è stata prefetto di Milano fino a due anni fa sia perché la città e la regione rappresentano la simbolicamente l’emergenza Covid-19 in Italia. In occasione del vertice milanese, il ministro Lamorgese ha anche conferito la delega alla Pubblica sicurezza al viceministro Matteo Mauri.
“Milano la conosco bene e posso dire che è una citta assolutamente sicura”, ha detto il ministro rispondendo ai giornalisti. “L’arrestato di due dei tre rapinatori dei tassisti, inoltre, conferma che l’attività di contrasto al crimine funziona. Le forze di polizia a Milano hanno numeri elevati: oltre undici mila uomini delle varie forze di polizia, ai quali vanno aggiunti i 900 militari del contingente Strade sicure, che operano in tutta la Lombardia. C’è grande impegno da parte di tutte le istituzioni, a Milano si lavora in team e al di là delle appartenenze politiche emerge l’interesse di tutti per questo territorio. Dire Far West significa strumentalizzare gli episodi che capitano in tutte le grandi città: Milano resta una città sicura e ha ottime forze di polizia come tutto il territorio nazionale”.
Prima della riunione, Lamorgese si è collegata in videoconferenza con le sale operative della questura di Milano, del comando provinciale dei carabinieri, del comando provinciale della guardia di finanza, del comando provinciale dei vigili del fuoco, dell’esercito italiano-strade sicure, del carcere di Opera e della polizia locale di Milano, per ringraziare tutte le forze impegnate anche a Ferragosto nel presidio del territorio italiano. Al Comitato nazionale hanno preso parte, tra gli altri, anche il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il questore di Milano, Sergio Bracco. Riflettori puntati sui rischi delle infiltrazioni criminali nei settori produttivi devastati dall’emergenza Coronavirus. Sotto la lente i grossi rischi sulla tenuta sociale e dell’ordine pubblico per la ripresa autunnale dopo l’emergenza Covid-19, con numeri in crescita degli atti intimidatori contro gli amministratori locali e anche contro i giornalisti.
Nell’attività di contrasto alla mafia del ministero dell’Interno, sono stati 79 i latitanti arrestati nel periodo che va da agosto 2019 a luglio 2020, con un incremento del 49,1% rispetto all’anno precedente; sono stati quasi 20 mila i beni confiscati alle cosche: 17.719 immobili e 1.497 aziende. Con il fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura sono stati distribuiti 24 milioni di euro, soprattutto nel periodo del lockdown. Nello stesso periodo di dodici mesi, sono calati gli omicidi, le rapine, i furti e le truffe, con gli effetti del lockdown, in questo caso positivi, che si sono fatti sentire perché hanno tenuto in casa i criminali. Non sono, però, diminuiti i delitti: 149 omicidi in ambito familiare e affettivo, il 70% sono stati femminicidi, 58 dei quali commessi durante i mesi del lockdown. In aumento del 33% i provvedimenti di allontanamento firmati dall’autorità di pubblica sicurezza nei confronti di autori di minacce e atti di stalking contro le donne. In calo del 23% i reati finanziari, ma sono aumentati del 24% quelli per autoriciclaggio. Sono aumentati gli sbarchi, fenomeno che ha fatto segnare un più 148% con oltre 21 mila arrivi, dei quali 16.000 sono arrivati in autonomia, 4.000 sono stati soccorsi da navi umanitarie e 1.000 da navi militari. Il 41% dei migranti è partito dalla Tunisia, il 40 per cento dalla Libia. Tunisini (7.409) e bengalesi (2.571) le nazionalità più rappresentate tra i migranti. Aumentano anche i reati sul web e quello della sicurezza informatica è stato uno dei settori che più ha impegnato le forze dell’ordine con ben 84.000 alert firmati, 460 attacchi rilevati e 1.846 contenuti web oscurati come prevenzione antiterrorismo (+ 662%). Sono stati 791 gli atti intimidatori contro amministratori locali, di cui 398 verso sindaci; aumentate anche le minacce, soprattutto attraverso i social, contro i giornalisti. Il lockdown ha inciso anche sugli incidenti stradali: negli ultimi dodici mesi, sono stati registrati 58.475 sinistri (il 20% in meno), con 1.319 morti contro i 1.719 dell’anno precedente e 37.241 feriti (-22,6%).