Federcaccia commenta l’ottavo rapporto Snpa sul consumo del suolo in Italia, evidenziando il trend preoccupante: quasi 2 metri quadrati di terreno naturale persi ogni secondo, nonostante la flessione demografica e il rallentamento delle attività umane a causa della pandemia.
I dati relativi al 2020, pubblicati nell’ottavo rapporto compilato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) mostrano, infatti, un elevato trend di consumo del suolo che l’anno scorso ha raggiunto un + 56,7 km2 di nuove superfici artificiali, che corrispondono a quasi 2 metri quadrati di terreno perso ogni secondo.
La cosa che sorprende di più, come evidenziato da Federcaccia, è che il processo di urbanizzazione e il consumo del suolo non hanno un legame diretto con lo sviluppo demografico della popolazione. Le superfici artificiali sono infatti cresciute l’anno scorso malgrado i rallentamenti delle attività nel 2020 per pandemia e malgrado anche la flessione demografica della nostra popolazione nazionale. Oggi a livello procapite abbiamo raggiunto i 359 m2 di suolo perso per abitante, contro i 349 m2/abitante di 5 anni fa, mentre la copertura artificiale del suolo a livello nazione si è assestata al 7,11%; un valore assai elevato specie se confrontato con la media UE del 4,2%.
Perdita del suolo che non risparmia nessun’area geografica della nostra penisola, ma che comunque risulta più critica nelle aree urbane e periurbane e soprattutto a scapito delle aree agricole e della vegetazione erbacea. Ciò rende sempre più frammentati e isolati i residui di suolo libero intorno alle aree urbanizzate, che a loro volta diventano più vulnerabili alla futura urbanizzazione in quanto resi più accessibili. I dati confermano così una densificazione delle aree urbane, per questa perdita continua di superfici naturali interne e limitrofe, che rende le nostre città sempre più compromesse e poco sostenibili in quanto meno efficienti in termini di regimazione delle acque e di mitigazione del clima locale.
Il consumo del suolo è risultato inoltre particolarmente accentuato in alcune regioni in particolare della pianura del nord come Lombardia e Veneto, ma elevato è stato anche in tutta la costa (in particolare la costa adriatica, la costa siciliana e nella Puglia meridionale) e in tutte le principali città metropolitane. Non si sono risparmiate nemmeno le aree vincolate a tutela paesaggistica, ad elevata pericolosità idraulica e di frane e nemmeno le aree ad alta pericolosità sismica. Tutte queste delicate aree hanno infatti subito ingenti perdite di suolo, nell’ordine di oltre 4 mila ettari rispetto all’ultimo anno.
Il pericolo di tutto ciò va letto chiaramente anche nella perdita di superfici naturali ed agrarie e soprattutto come una più complessa perdita di servizi ecosistemici che vengono forniti dal suolo e che vanno dalla produzione agraria allo stoccaggio di carbonio, dal controllo dell’erosione alla regolazione del microclima, dalla rimozione di particolato e ozono alla regimazione e regolazione del ciclo dell’acqua, a cui si aggiunge il più complesso valore in termine di qualità stessa del nostro ambiente.
Un danno economico che è stato anche quantificato in termini monetari e si stima intorno ai 3 miliardi di euro ogni anno a livello nazionale.
Tutto ciò premesso c’è da chiedersi quali potranno essere gli scenari futuri. Sicuramente saranno pessimistici se continuiamo con questo trend e se continuiamo a non dare ascolto a questi rapporti. Con queste velocità siamo inoltre lontani dal raggiungimento del consumo zero del suolo previsto a fine decennio dall’Agenda 2030, ma soprattutto i costi che dovremmo sostenere per compensare la perdita di tutti i servizi ecosistemici mancati raggiungerebbero un valore complessivo nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2030 di quasi 100 miliardi di euro.
Inutile sottolineare che bisogna fare qualcosa e soprattutto nell’immediato. Prima di tutto servirebbe una norma a livello nazionale sul consumo del suolo che ne regolamenti l’utilizzo e intervenga sul ripristino delle superfici degradate (un disegno di Legge è stato presentato al riguardo, ma è ancora in discussione al Senato da alcuni anni).
Al contempo servirebbe anche una maggiore consapevolezza di tutta l’opinione pubblica sulla problematica della tutela del suolo in quanto, in tematiche ambientali, è troppo spesso distratta e interessata ad altre questioni più coinvolgenti dal punto di vista emotivo e di cui purtroppo il consumo del suolo non sembra fare parte.
Il rapporto completo dell’Snpa è disponibile QUI.