Una scuola elementare immersa nel verde, nel comune di Graglia (Bi), in Valle Elvo, un centinaio di alunni e uno stabile di nuova progettazione che è valso all’istituto il riconoscimento dell’eccellenza nel campo dell’edilizia scolastica da parte del ministero dell’Istruzione. Una sola minaccia turba la quiete di questo luogo idilliaco, almeno stando a quanto affermano il sindaco Elena Rocchi e alcuni insegnanti: la presenza dei cacciatori. La scuola, infatti, non è genericamente immersa “nel verde”, ma in un territorio che rientra nell’Ambito territoriale di caccia Biella 1, dove i cacciatori possono praticare liberamente l’attività venatoria, pur sempre mantenendo una distanza di 100 metri dai confini della scuola. Per il sindaco, tuttavia, le misure di sicurezza già previste dalla legge non sarebbero sufficienti, e, quindi, ha disposto un’ordinanza per vietare la caccia nei terreni adiacenti la scuola.
Inevitabile la reazione dei cacciatori e del presidente di Federcaccia Biella, Guido Dellarovere, che ha precisato come «I cacciatori non sono pericolosi soggetti che si mettono a fare fuoco contro i bambini. Al massimo, quello che può succedere è che camminino nei pressi della scuola per spostarsi da un luogo all’altro, senza ovviamente premere il grilletto. Eppure tutto ciò a qualcuno dà fastidio». Federcaccia ha annunciato un ricorso al Tar, ma il sindaco sembra essere certo delle sue posizioni. «Ricorsi?», ha dichiarato Elena Rocchi, «Vedremo da che parte sta la legge. Con i bambini che hanno pure un’aula didattica esterna alla scuola, e quindi immersa nel verde, oppure con i cacciatori e i loro fucili? Io vado dritta per la mia strada e va benissimo che sia eventualmente un giudice a decidere se deva prevalere il diritto alla sicurezza degli alunni di una scuola oppure quello di cacciare».
Nonostante le certezze del sindaco, a nostro avviso non rientrerebbe tra i poteri di un primo cittadino quello di stabilire dove si possa praticare l’attività venatoria, anche considerando che gli organi competenti in materia sono già di per sé fin troppo numerosi, a partire dalla regione, passando per le “ex province” (oggi Utr o Città metropolitana) e finendo con atc e cac. Anche considerando tale provvedimento un’interpretazione estensiva dei poteri del sindaco in materia di pubblica sicurezza, l’ordinanza costituirebbe un precedente a dir poco pericoloso e sicuramente surreale, dando, di fatto, il potere ai sindaci di vietare la caccia in qualsiasi luogo arbitrariamente, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini.