È l’ultimo giorno di scuola e fuori da una media di Busto Arsizio qualcuno continua a sparare petardi.
Inevitabile l’intervento della polizia locale che, in orario a ridosso dall’uscita di scuola, procede a controllare alcuni ragazzi.
Fino a qui niente di davvero anomalo, a parte il rinvenimento dei famigerati petardi nello zaino di un ragazzo (peraltro insieme a superalcolici). E a parte le scomposte lamentele dei genitori, nel frattempo sopraggiunti, che si oppongono ai controlli sul figlio. È a quel punto che gli operanti estendono i controlli anche nei confronti degli irascibili genitori i quali, però, hanno una reazione anomala. E lo scenario cambia davvero brutalmente.
La coppia, nel tentativo di sottrarsi all’identificazione, risale frettolosamente in auto. La donna al volante descrive una parabola ampia in retromarcia, ingrana la prima e lancia il veicolo contro i due agenti che intendevano identificarla.
E lo fa con tale e tanta determinazione da dover lanciare il veicolo fin sopra ad un marciapiede, pur di sfogare la sua follia contro uno dei due che, per fortuna, sembra potersela cavare con qualche frattura.
Esistono dunque interventi di polizia davvero a basso rischio? A quanto sembra no.
Esistono, al limite, scenari che prendono le mosse da attività considerabili a basso rischio, ma che possono bruscamente evolvere in situazioni di ben altra pericolosità per gli operanti.
Per questo oggi non è più consentito, semmai lo fosse stato, concedersi il benché minimo alleggerimento dei livelli di attenzione perché fatti come quelli in commento ci ricordano brutalmente quanto l’essere umano possa essere imprevedibilmente violento.
Proprio per questo le protezioni individuali e una elevata situational awareness non risultano mai fuori luogo.
Resta da comprendere come il livello di scollamento dalle istituzioni e la presunzione di impunità spingano a commettere gesti del genere.
A proposito di impunità: la donna in questione è stata processata per direttissima, con condanna a 9 mesi per il reato di lesioni, ovviamente pena sospesa (cioè non verrà scontata) perché inferiore ai 2 anni.
Qualche considerazione
Vehicle ramming, cioè l’investimento di pedoni con i veicoli a motore, è una pratica la cui brutale efficacia è ormai da anni nota a causa dell’impiego, anche su suolo occidentale, da parte degli odierni jihadisti. Cosa induce quindi a ritenere il gesto come scarsamente pericoloso?
Il reato di tentato omicidio è da considerarsi ormai nei fatti abrogato in Italia, numeri alla mano. Come è possibile che ci si continui a focalizzare sulle conseguenze di un gesto e non sul gesto in sé, compresa la sua potenzialità? In teoria, proprio la potenzialità del gesto a commettere un altro e più grave reato giustifica la possibilità di punire il “tentativo”, ma secoli di teoria del diritto penale sembrano caduti in desuetudine.
Ci limitiamo a prenderne atto e ad attuare le opportune contromisure, consapevoli del fatto che, ormai e purtroppo, nessuna attività di polizia esclude in radice rischi per l’incolumità dell’operatore.