È di pochi giorni fa la notizia, data in anteprima assoluta da Arcicaccia, dell’imminente nascita di una nuova associazione di riservisti, l’Associazione nazionale delle imprese faunistico-venatorie, frutto di una partnership tra fondazione Una (Uomo, natura e ambiente) e Coldiretti. La notizia è stata confermata, poche ore dopo, da un articolo pubblicato sul Sole 24 ore, con il quale il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha annunciato l’ufficializzazione della nascita dell’associazione per il 13 luglio. Gli obiettivi dell’associazione, stando alle dichiarazioni di Prandini e Zipponi, presidente di Fondazione Una, sarebbero «la limitazione dei danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica e la rivalutazione della figura del cacciatore».
La notizia, come prevedibile, ha determinato un vero e proprio terremoto nel mondo dell’associazionismo venatorio, con reazioni a dir poco scettiche su più fronti. Primo fra tutti a lanciare l’allarme è stato Christian Maffei, presidente di Arcicaccia, che si è detto completamente estraneo alla vicenda, così come i vertici di Federcaccia ed Enalcaccia. Maffei ha osservato come Una non abbia ricevuto alcun mandato dalla comunità venatoria per agire in questo senso anche perché, aggiunge «dubitiamo che la Fondazione UNA, ente no-profit, possa avere l’ambizione di promuovere attività di interesse per le agenzie turistico-venatorie e dei profitti che queste possono realizzare legittimamente». Maffei ha chiesto ufficialmente al presidente Zipponi di smentire la partecipazione di Fondazione Una al progetto, chiedendone, in caso contrario, persino le dimissioni dalla sua carica.
Pur contrario al “Progetto riserve”, il presidente di Libera caccia, Paolo Sparvoli, si è detto perplesso sullo strano atteggiamento assunto da Arcicaccia e «in particolare del suo presidente, il quale, pur rivestendo la carica di vicepresidente di Una, sembra cadere dal pero di fronte alla posizione assunta proprio da Una e chiede le dimissioni del suo presidente Zipponi. Se non si trattasse del solito doppiogiochismo demagogico, e se lo stupore e il disaccordo fossero veri, allora Arcicaccia non dovrebbe limitarsi a fare comunicati di fuoco, chiedendo le dimissioni di Zipponi, ma dovrebbe immediatamente uscire da Una senza continuare a tenere il piede in due scarpe».
L’iniziativa, secondo Sparvoli, sarebbe una pericolosa minaccia per la caccia sociale e popolare, mettendo velatamente in discussione l’articolo 842 del codice civile, che consente ai cacciatori l’accesso ai fondi privati. «Per noi della Libera caccia», ha dichiarato Sparvoli, «l’art. 842 è e resta una pietra basilare sulla quale è fondata la caccia sociale e popolare che contraddistingue l’attività venatoria italiana differenziandola profondamente dalle forme onerose (e privatistiche) in uso in altre nazioni. Qualsiasi tentativo di smantellare questo fondamento, anche attraverso il meccanismo nebuloso ed equivoco di una associazione di riserve, troverà nella Libera caccia un avversario irriducibile e agguerrito e, soprattutto, “dichiarato”!».