Jovanotti replica con insulti alle critiche sui Jova beach party

Il cantante Jovanotti non ci sta a essere criticato per l’impatto ambientale dei suoi “Jova beach party”, concerti che si svolgono sulle spiagge italiane (ma anche sulle vette di alcune montagne) e che sarebbero invece ispirati all’amore per la natura e l’attenzione alla sua salvaguardia. Tanto da aver ricevuto l’imprimatur niente meno che dal Wwf, iniziativa anch’essa fortemente criticata dalle altre associazioni ambientaliste.

Proprio nei confronti dell’associazionismo green si scaglia il cantante, che non usa mezzi termini: “Se voi, econazisti che non siete altro, volete continuare ad attrarre l’attenzione utilizzando la nostra forza, sono fatti vostri. Il nostro è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente. Il Jova Beach Party non mette un pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo, ma le portiamo a un livello migliore di come le troviamo. Il Jova Beach non è un progetto “greenwash”, parola che mi fa cagare così come mi fa schifo chi la pronuncia, perché è una parola finta, è un hashtag e gli hashtag sapete dove dovete metterveli”.

 

Con il termine “greenwash” e “greenwashing” si intendono, in senso negativo, quelle iniziative e quei soggetti che si ammantano di un’aura ambientalista che resta, però, solo di facciata, al fine di acquisire una immagine migliore nei confronti del pubblico, senza però che a questo consegua un serio impegno di sostenibilità ambientale.

 

Non è, peraltro, la prima volta che il cantante bolla come “ambientalismo ideologico” le critiche rivolte ai propri concerti in spiaggia (critiche che accompagnano questi eventi già dal 2019), i commenti negativi peraltro che non provengono solo dall’ambientalismo in sé ma anche, in parte, dall’ambiente scientifico. Tra i fattori maggiormente criticati c’è il compattamento dell’arenile delle spiagge in seguito al concerto (anche se Jovanotti ha precisato di non far più intervenire le ruspe prima dell’evento per rasare la sabbia, resta però il problema dei piedi del pubblico, composto da decine di migliaia di persone che saltano e danzano), che altererebbe la composizione della spiaggia medesima e il relativo micro-ecosistema; l’inquinamento acustico e luminoso del concerto provocherebbe un impatto notevole sull’avifauna locale (scacciata o fortemente disorientata, peraltro in periodo di nidificazione per alcune specie), su questo aspetto però l’organizzazione ha precisato di aver predisposto apposite barriere per quantomeno limitare il fenomeno; per non parlare dei 65 metri di filari di Tamerici tagliate, sembra, senza autorizzazione dal sito di Marina di Ravenna proprio per far spazio al concerto (che, però, l’organizzazione del concerto ha assicurato che sarebbero state ripiantumate dopo l’evento).

Di certo c’è che a fronte di una pretesa sensibilizzazione dell’ambiente come fulcro di questo ciclo di concerti (che, è opportuno ricordarlo, sono comunque eventi privati a scopo di lucro), è difficile sostenere che si tratti di iniziative non solo benefiche per gli ecosistemi locali, ma anche a “impatto zero”. Questa, quantomeno, è la posizione del geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, che ha prontamente replicato a Jovanotti con una lettera aperta nella quale afferma che “Le coste sono un patrimonio che noi diamo per scontato ma che sta andando perduto senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Non sembra poi una delle migliori idee passare con le ruspe prima dell’evento o imporre un mega palco di quelle dimensioni, con tutte le opere temporanee ma pesanti che richiede. Le opere di compensazione servono relativamente perché agli impatti resistono solo gli ecosistemi resilienti e gli stessi in Italia sono allo stremo, specialmente lungo le coste. È vero che il Wwf si è fatto garante della mitigazione degli impatti – visto che tanto i comuni avrebbero comunque autorizzato gli eventi – ma come membro del consiglio scientifico devo rivelarti che, insieme ad altri, avevo fatto presenti le mie perplessità. Non devi pensare che ci sia una pattuglia combattiva di eco-nazisti, come li hai chiamati che vuole distruggere la tua iniziativa per invidia sociale. Ci sono ecologisti di lunga data come me che studiano l’ambiente da un punto di vista scientifico e che ne hanno viste abbastanza per suggerirti di rinunciare a questo progetto, e rimodularlo legandolo a vere iniziative di compensazione ambientale”.