Sui social è uno dei quesiti tecnici in assoluto più ricorrenti e più inflazionati e scatena, come sempre, una ridda di risposte variegate da parte degli appassionati. Parliamo della possibilità di sparare munizioni calibro 9×19 mm nelle pistole camerate per il calibro 9×21. È tecnicamente possibile? E se sì, comporta problemi nel breve, medio o lungo periodo? Cerchiamo di rispondere in modo semplice e chiaro a ciascuno di questi dilemmi.
Come è noto, il 9×21 è un calibro che ha avuto diffusione in particolare in Italia, stante (fino al febbraio scorso) il divieto di vendita, nel nostro Paese, di armi corte in calibro 9×19 mm. Rispetto a quest’ultimo calibro, il 9×21 ha identiche pressioni di esercizio, identiche misure del fondello, lunghezza totale della cartuccia finita, eccetera. Il bossolo è, semplicemente, 2 millimetri più lungo rispetto al 9×19 (quindi la conicità del bossolo è leggermente meno accentuata) e la palla risulta maggiormente affondata sempre di 2 mm, al fine di avere la medesima altezza totale della cartuccia finita. Altra cosa nota, in una pistola in calibro 9×21, la cartuccia va in battuta in camera grazie a uno scalino sul quale va ad appoggiare lo spigolo anteriore del bossolo. Ovviamente, se si decide di sparare una cartuccia calibro 9×19 mm in una canna camerata per il 9×21, il bossolo risulta “corto” di 2 millimetri rispetto allo scalino di battuta, quindi non appoggia. A determinare il corretto posizionamento della cartuccia rispetto alla faccia dell’otturatore sarà, quindi, il solo estrattore, che di norma aggancia il fondello quando la cartuccia viene sfilata dal caricatore e l’accompagna nella camera. Poiché le pressioni di esercizio del 9×19 sono le medesime del 9×21, non c’è alcun pericolo sotto questo punto di vista e, conseguentemente, sparare cartucce in 9×19 in una camera 9×21 non comporta alcun rischio di stress meccanico superiore, alla canna o all’otturatore dell’arma. Ovviamente, in teoria, c’è la possibilità che il fatto che l’estrattore trattenga la cartuccia, al posto della battuta nella camera, sottoponga il componente a una sollecitazione superiore rispetto a quella prevista dal costruttore e questo, sempre in teoria, potrebbe portare a una rottura, a lungo andare. Va anche detto, però, che l’estrattore di norma è una componente abbastanza sollecitata di suo e che, per questo, è molto robusta.
Il problema quando si spara il 9×19 in una pistola calibro 9×21 è, semmai, di tipo differente: è infatti possibile che, quando la cartuccia viene sfilata dal caricatore, la spinta della cartuccia seguente (o dell’elevatore se è l’ultima cartuccia) possa farle fare un piccolo balzo in avanti, tale da farla sfuggire per un istante alla spinta della faccia dell’otturatore ma, soprattutto, tale da farle “mancare la presa” da parte dell’estrattore. Quando si alimenta una cartuccia 9×21 in una canna 9×21, questo non è un problema, in quanto anche se la cartuccia avanza in modo da “saltare” l’aggancio con l’estrattore, finirà comunque in battuta contro lo scalino della camera e il fondello sarà comunque agganciato dall’estrattore quando l’otturatore finisce di andare in chiusura. Se invece si camera un 9×19 in una canna 9×21 e si verifica questa particolare situazione, la cartuccia affonderà nella camera eccessivamente e l’estrattore non potrà afferrarla in concomitanza con la chiusura dell’otturatore, quindi quando si andrà a premere il grilletto, il percussore non potrà percuotere l’innesco (perché troppo lontano). Questo è, più che altro, l’inconveniente che può verificarsi (sempre in teoria) sparando cartucce 9×19 in armi 9×21. Nel momento in cui l’arma fosse utilizzata per il tiro informale il problema ovviamente sarebbe solo a livello di piccolo contrattempo, diverso ovviamente il discorso se l’arma fosse utilizzata per la difesa personale. In tale specifico frangente, si consiglia di utilizzare sempre munizioni del calibro specifico per il quale l’arma è camerata e di collaudare prima in poligono lo specifico tipo di cartucce che si intendono utilizzare per difesa, al fine di garantire che funzionino senza inceppamenti e che raggiungano i requisiti minimi accettabili di precisione sul bersaglio.