Lula, il candidato socialista alla presidenza del Brasile, non è riuscito a ottenere la maggioranza assoluta dei voti nelle elezioni svoltesi lo scorso 2 ottobre: malgrado fosse stato pronosticato come ampiamente favorito nei sondaggi, dovrà quindi affrontare il ballottaggio con il presidente uscente Jair Bolsonaro, il prossimo 30 ottobre. Bolsonaro si è, tuttavia, fermato al 43 per cento dei consensi, contro il 48 per cento di Lula, rimontare lo svantaggio non sarà impresa semplice, ma gli analisti dicono che la partita è tutt’altro che chiusa.
Per quanto riguarda uno dei cavalli di battaglia del presidente uscente, cioè l’ampliamento della normativa sul possesso legale di armi da parte dei cittadini, in senso più favorevole all’acquisto e alla detenzione, sono in molti a dare per scontato che, con l’avvento di Lula alla presidenza brasiliana, ci si debba attendere un brusco dietro-front in senso proibizionista. La cosa potrebbe, tuttavia, rivelarsi meno semplice del previsto per il nuovo presidente.
Le stesse elezioni del 2 ottobre scorso, infatti, hanno determinato un rafforzamento della coalizione conservatrice sia alla camera bassa, sia in particolar modo al Senato, garantendo circa la metà dei rappresentanti. In particolare, sono 39 i parlamentari eletti tra coloro i quali erano sostenuti dal movimento Proarmas, favorevole a una normativa meno restrittiva in materia di armi. Certamente lontani dall’auspicio iniziale, di 80 candidati eletti, ma ancora sufficienti per portare le istanze dei legali detentori di armi all’appoggio da parte della coalizione conservatrice nel suo complesso e, soprattutto, per ostacolare eventuali manovre in senso proibizionista da parte di Lula. Ovviamente, tutto questo dovrà superare la prova dei fatti, nella legislatura che andrà a iniziare dopo il ballottaggio.