La città di Buffalo, nello Stato di New York, ha intentato una causa contro diversi produttori di armi, sostenendo una loro responsabilità nell’alimentare la violenza in città. La causa riguarda sia le aziende produttrici propriamente intese, come Smith & Wesson, Remington, Beretta, Glock e Bushmaster, sia i distributori delle componenti semilavorate con le quali vengono realizzate le “ghost guns”, come Polymer80.
“I membri della nostra comunità hanno sofferto troppo e per troppo tempo a causa della violenza armata”, ha dichiarato il sindaco di Buffalo, Byron W. Brown, in una conferenza stampa: “Dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre la violenza armata. Consentire il possesso illegale di armi distrugge vite umane e colpisce profondamente i nostri quartieri, specialmente nelle comunità nere”.
La causa è stata intentata sette mesi dopo che 10 persone sono state uccise e tre sono rimaste ferite in una sparatoria a sfondo razziale in un market situato in un’area prevalentemente nera di Buffalo. L’arma utilizzata dall’attentatore è una carabina Bushmaster Xm-15.
Le autorità cittadine chiedono alle aziende “danni compensativi e punitivi”, compreso un “fondo con capitale sufficiente per rimediare al danno pubblico che sono responsabili di creare, esacerbare e/o perpetuare”.
I responsabili di Bushmaster hanno diffuso un comunicato nel quale si asserisce che “non abbiamo avuto la possibilità di leggere le accuse per intero, ma a prima vista queste ultime sono false. Il nostro legale sta esaminando la causa e valutando un percorso da seguire per affrontare sia quest’ultima, sia le accuse potenzialmente diffamatorie fatte contro Bushmater firearms industries”.
Abbastanza surreali, dopo tutto ciò, le dichiarazioni rese in conclusione di conferenza stampa dal sindaco Brown, il quale ha affermato che l’obiettivo della causa “non è impedire il possesso legale di armi, ma un’altra strategia proattiva che stiamo utilizzando a Buffalo per mantenere la nostra comunità al sicuro”.