“Non sono intervenute disposizioni governative che concedano la riapertura delle attività istituzionali”, scrive l’Uits. Ma ci vorrebbe almeno una parola di conforto…
Con il comunicato del 14 maggio l’Uits ci informa che “a oggi non sono intervenute disposizioni governative che concedano la riapertura delle attività istituzionali” dunque richiama “le indicazioni già fornite nel comunicato ufficiale del 4 maggio 2020“, evidenziando che sarà premura dell’Uits, “appena avrà istruzioni per la riapertura generale dell’attività, comunicarla immediatamente a tutte le sezioni Tsn”.
Mi sarei aspettato qualcosa di più. Almeno una parola di conforto, che lasciasse capire che l’Uits si sta prodigando, magari anche non ufficialmente, per la riapertura completa delle sezioni. A colpi di comunicati ufficiali il commissario straordinario va invece avanti per la sua strada che è quella del massimo rispetto delle disposizioni e del rifiuto esplicito di assumersi responsabilità, come scritto nel comunicato del 4 maggio, “per qualsivoglia fatto determinato dalla ripresa delle attività di sezioni Tsn i cui presidenti e consiglieri abbiano autorizzato la riapertura degli impianti secondo disposizioni regionali che si pongono in contrasto con il succitato decreto governativo e che non abbiano ottenuto il benestare delle prefetture competenti e che per tale motivo se ne assumono l’esclusiva responsabilità penale ed amministrativa”. Varrebbe la pena valutare se l’Uits abbia una qualche responsabilità per le sezioni che, di fatto, sono fornite di personalità giuridica ai sensi dell’articolo 61 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, sono dotate di struttura organizzativa e di assetti operativi, amministrativi, gestionali e di funzionamento autonomi, svolgono i compiti istituzionali secondo le leggi e solo l’attività sportiva in regime di affiliazione all’Uits. Non credo che le sezioni siano felici, sebbene possano aprire alle attività sportive individuali all’aria aperta nell’ambito dei rispettivi impianti sportivi, centri e siti sportivi. Non mi adeguo, ma capisco come l’Uits si sia perfettamente resa conto del cortocircuito istituzionale, affermando (nel comunicato del 14 maggio) che “potrà autorizzare, di volta in volta, l’apertura delle attività sezionali solo in presenza di tutti i seguenti requisiti: 1) Specifiche disposizioni emanate dalla Regione in deroga (prima aveva scritto “in contrasto”) ai provvedimenti nazionali che consentano la ripresa dell’attività formativa-addestrativa; 2) Formale autorizzazione della competente Prefettura alla riapertura dell’attività istituzionale della sezione Tsn; 3) Attestazione della predisposizione del protocollo di gestione degli impianti con adozione di tutte quelle misure per il contenimento dell’epidemia”.
A quanto mi consta, la quasi totalità delle regioni ha autorizzato l’attività sportiva individuale all’aria aperta, in qualche caso citando espressamente anche il Tiro a segno (su tutte, la Lombardia). Però almeno alcune prefetture hanno eccepito che poiché i titoli di polizia sono stati prorogati di altri 90 giorni, non ci sarebbe il bisogno dell’attività istituzionale di formazione. Davvero non si capisce il perché di questa imposizione: il Tiro a segno consente il distanziamento sociale e può essere svolto nella massima sicurezza, anche anticontagio. Non sarebbe il caso di farlo notare?
Di questo passo, senza una presa di posizione più ferma, l’attività istituzionale resta ferma e non sono sicuro che questo avvenga senza conseguenze per i cosiddetti “obbligati” oltreché per le sezioni stesse che perdono guadagni, dopo due mesi di lockdown.