Nuova segnalazione dell’Ispra: è stato trovato sulla spiaggia di Santa Marinella, vicino a Roma, un esemplare di pesce istrice, anche denominato porcospino. La segnalazione è dovuta a un pescatore cosciente del problema. L’esemplare è stato poi raccolto da personale specializzato intervenuto, constatando che è la seconda segnalazione che avviene su questo particolare tipo di pesce. L’esemplare appartiene alla famiglia diodontidae, presenta un corpo gonfiabile ricoperto di grosse spine e una livrea maculata. Ne è proibita la commercializzazione a scopo alimentare avendo la caratteristica di accumulare tetrodotossina, minore in quantità rispetto ai pesci palla. Ma ugualmente pericolosa nell’eventuale consumo. L’esemplare potrebbe essere arrivato nei nostri mari o attraverso lo stretto di Gibilterra o, ancor peggio, per il rilascio da qualche acquario privato. A tal proposito l’Ispra raccomanda ancora una volta di non reintrodurre in natura organismi, di qualunque tipo, estranei alla nostra fauna. Specialmente se appartenenti a specie tropicali. E ricorda a tal proposito quelli fatti segno a una campagna di divulgazione dello stesso ente dal titolo “Attenti a quei 4”.
Ricordiamo per esempio, problema recente sempre più complesso, la reintroduzione di pappagalli del tipo parrocchetto dal collare e monaco. Che ormai in molte città, Roma per prima, hanno colonizzato a migliaia interi quartieri specialmente privilegiando alberi aghiformi come abeti, cedri eccetera. Anche i giardini privati ne sono pieni, infastidendo la nidificazione di specie nostrane, facendo inoltre incetta di frutti a guscio. Come avviene anche nel nostro giardino, ormai salvaguardato solo dalla presenza, sembrerà strano, di corvidi che ne limitano l’accesso. Altro animale assurto alle cronache è lo scoiattolo grigio americano, che ha emarginato quello rosso nostrano. Assieme alle tantissime tartarughe palustri rilasciate in natura, perché diventate troppo scomode negli acquari casalinghi. Per cui, assieme a Ispra, rilanciamo l’allarme a non disfarsi di specie aliene con il metodo “fai da te”. Ovvero buttarle nei mari, nei fiumi o nei boschi pensando di dargli nuova vita. Se la si dà a loro la si toglie inevitabilmente a specie nostrane presenti da sempre nel nostro panorama faunistico.