È dall’inizio del mese di settembre che, su pressante richiesta in particolare delle associazioni degli agricoltori, si parla del fatto che il governo avrebbe accettato di far intervenire l’esercito, in affiancamento ai cacciatori, per contribuire all’abbattimento dell’enorme sovrannumero di cinghiali presenti sul territorio. In particolare è stato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, a dichiarare, dopo il vertice con il Governo alla presenza dei ministri dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, del ministro della Difesa Guido Crosetto e del Commissario straordinario per l’emergenza Psa Vincenzo Caputo: “È stata finalmente accolta la nostra proposta di far scendere in campo l’esercito per fermare l’invasione dei 2,3 milioni di cinghiali presenti in Italia che causano incidenti, provocano danni alle coltivazioni e diffondono malattie”.
Dello stesso avviso è il responsabile per la fauna selvatica di Cia Agricoltori, Gabriele Carenini, il quale ha dichiarato: “Il prelievo da realizzarsi con l’attività venatoria rappresenterà complessivamente quasi il 74 per cento del prelievo complessivo previsto (453.800 su 612.000). Il numero dei cacciatori attivi però è in progressiva riduzione e la loro attività è un hobby che, come tale, è praticato in modo saltuario. Un cacciatore, inoltre, per diventare bioselettore va formato. Per questo non possiamo dare una partita del genere in mano ai cacciatori; non è corretto responsabilizzarli per far fronte a un intervento strutturale. È giunto il momento di far intervenire forze straordinarie, ovvero l’esercito, che ha personale qualificato per una capacità d’intervento massiva rispetto alle forze messe in campo oggi”.
Non vogliamo sembrare i soliti Bastian contrario, ma sul fatto che il personale dell’esercito risulti “qualificato” per intervenire sul contenimento della specie del cinghiale, senza peraltro una formazione specifica (come quella alla quale devono sottoporsi i cacciatori), ci sembra quantomeno azzardato affermarlo. Allo stesso modo, ci sembra che anche sotto il profilo degli strumenti tecnici da adottare per questo scopo, l’esercito sia tutt’altro che equipaggiato: le armi individuali sono di piccolo calibro e utilizzano munizionamento non idoneo in quanto completamente camiciato e non espansivo, si potrebbero utilizzare probabilmente le armi destinate ai tiratori scelti (sniper), munendole di idoneo munizionamento espansivo da caccia, ma a nostro avviso il quantitativo disponibile di queste armi è tutto sommato esiguo per conseguire i risultati numerici che si vorrebbe. A meno di non passare direttamente a mitragliatrici e mortai… Attendiamo lumi dai ministeri competenti, nel frattempo ci sia consentito un minimo di perplessità.