Riceviamo e pubblichiamo dal presidente dell’Uits, Costantino Vespasiano:
Egregio direttore, sono rimasto alquanto perplesso leggendo l’articolo pubblicato da Armi e Tiro, a firma di Ruggero Pettinelli, sugli sviluppi del grave fatto di cronaca dello scorso dicembre a Roma, che hanno interessato la locale sezione Tsn, a seguito dell’arma sottratta a un socio resosi poi autore di una strage al di fuori del poligono. Ciò che più sorprende è constatare come, nella percezione dell’estensore, l’Unione italiana Tiro a segno nella circostanza si sarebbe limitata unicamente a far ricadere su altri le eventuali responsabilità. Ebbene, le cose non stanno affatto in questi termini.
Premesso che l’estrema gravità dell’accaduto, prima ancora di coinvolgerci nell’esercizio della nostra funzione, ci ha scosso profondamente come individui e come cittadini, ritengo indispensabile tornare sul tema dell’assunzione delle responsabilità con alcune premesse, peraltro ovvie, da cui non si deve prescindere:
– L’inchiesta federale e i provvedimenti disciplinari adottati sono atti dovuti che rientrano nello spazio di autonomia e indipendenza degli organi di giustizia federale, prerogativa essenziale in un sistema democratico. Nello specifico, agire nei confronti di persone che, nell’esercizio dei rispettivi ruoli, potrebbero non aver adottato sufficienti misure di prudenza, rappresenta oltretutto un gesto rispettoso verso le famiglie delle vittime di questa inopinata vicenda, con le sue drammatiche conseguenze.
– Che poi tocchi alla giustizia ordinaria accertare le responsabilità penali e civili è un fatto conclamato e difatti nessuno si è permesso di saltare a conclusioni affrettate, al contrario di chi con eccessiva disinvoltura attribuisce “condotte omissive” o “sentenze scaricabarile” all’Unione italiana Tiro a segno.
– L’attuale direttivo della Uits, a cominciare dal sottoscritto nel ruolo di Presidente, non può certamente rispondere delle scelte adottate in materia di custodia delle armi e delle munizioni all’interno delle singole sezioni da chi lo ha preceduto.
– La modifica allo statuto (art. 39 e art. 41 comma 2) a cui l’articolista fa riferimento è stata adottata dall’attuale direttivo della Uits con una delibera di consiglio (n. 28723 del 31 marzo 2023) puntualmente pubblicata sul sito federale, come impongono le normative sulla trasparenza degli atti amministrativi, cosa che è possibile riscontrare nello screenshot qui allegato, e tempestivamente diramata a tutte le sezioni Tsn. Pertanto, parlare di provvedimenti adottati “alla chetichella” appare gratuito e non corrispondente alla realtà dei fatti.
Peraltro, avendo la curiosità e la pazienza di andare a scorrere le premesse della citata delibera, si potrà agevolmente rilevare come la modifica resasi necessaria per adeguare lo statuto alle norme di legge che regolamentano l’utilizzo delle armi nei poligoni del Tsn, non sia stata l’unica azione intrapresa da questo Ente. Per contro, il ministero dell’Interno, a fronte di un nostro invito a nominare un proprio rappresentante nella commissione di indagine amministrativa istituita dall’Ente che rappresento subito dopo i fatti, ha ribadito la propria esclusiva competenza in materia, raccomandando altresì di limitare l’attività dell’organismo ispettivo istituito “agli ambiti di stretta prerogativa dell’ente”, ciò al fine di “evitare possibili sovrapposizioni nella delicata materia”.
Nella stessa delibera è altresì chiaramente riportato come la Uits – data la delicatezza della problematica – si sia fatta parte diligente proponendo l’istituzione di un tavolo tecnico proprio per affrontare la questione relativa alle modalità di movimentazione delle armi all’interno dei poligoni Tsn e per individuare il soggetto deputato a sindacare la rispondenza del regolamento d’uso del poligono alla normativa in materia di pubblica sicurezza.
A fronte di tutto questo, interpretando il punto di vista dell’articolista, emerge che l’Unione italiana tiro a segno avrebbe sbagliato sia nel non intervenire prima (la precedente gestione) sulla normativa, sia nell’intervenire ora (l’attuale gestione). L’incongruenza appare palese.
Converrà con me, egregio Direttore, che quanto accaduto a Roma è stato indubbiamente favorito da insufficienti precauzioni. Questo è un dato di fatto che sarebbe assurdo negare. Che poi il regolamento interno del Tsn sulla gestione delle armi della sezione debba essere oggetto di una costante attenzione è altrettanto inconfutabile.
Per contro, pretendere che l’attuale gestione, entrata nell’esercizio delle proprie funzioni solo pochi mesi prima del misfatto, potesse in così breve tempo sciogliere un nodo tanto complesso e controverso – anche considerando le caratteristiche estremamente eterogenee dei poligoni delle 265 sezioni affiliate – mi pare sottenda una posizione preconcetta nei confronti dell’Unione.
Proprio in considerazione della gravità dell’accaduto – Tema sul quale credo e spero non possano esistere opinioni divergenti – Era compito dell’Unione dare un segnale con senso di responsabilità. Certe decisioni non sono mai facili ma purtroppo necessarie perché ognuno, nessuno escluso, deve sentirsi in qualche modo responsabile dell’accaduto e quindi – nei limiti delle rispettive competenze e ruoli – fare la propria parte.
Contrariamente a quanto Armi e Tiro ha supposto, l’argomento della normativa è nelle nostre massime priorità. Auspicare che la soluzione definitiva arrivi quanto prima è lecito e condivisibile. Pretendere però che chi ha ereditato la guida dell’Unione italiana Tiro a segno, oltretutto reduce da cinque anni di commissariamento, potesse risolvere tutto e subito con un colpo di bacchetta magica è un puro esercizio di demagogia.
L’argomento è molto serio, Direttore, ma proprio per questo richiede azioni e parole ponderate. Non ho alcun problema a confermare che l’Unione non lesinerà energie per arrivare, se non alla perfezione, a una norma sicuramente più funzionale e più sicura nel breve tempo. Sarò ben lieto di confrontarmi con lei e con la sua redazione sul tema, dandovi contezza dei passi avanti che sono certo riusciremo a compiere. Respingo invece giudizi sommari che, come spero di averle argomentato e dimostrato, sono completamente fuori centro.
La risposta del direttore di Armi e Tiro, Giulio Orlandini
Gentile presidente, ancora una volta, come da lunga tradizione, Armi e Tiro ha avuto il merito di accendere una luce e stimolare il confronto su un argomento delicato, che correva il rischio di essere troppo presto dimenticato, come troppe volte accaduto in passato nel mondo dei Tsn. Spesso per pigrizia o per ingiustificata leggerezza nel giudicare gli accadimenti che hanno caratterizzato gli ultimi 15 anni della Uits, troppo spesso per il timore che contraddire il manovratore fosse cosa pericolosa. Ecco, gentile presidente, qui ad Armi e Tiro non siamo pigri, ci informiamo, cerchiamo di capire, raccogliamo testimonianza e per questa quotidiana applicazione nel nostro lavoro non abbiamo alcun timore, scriviamo quello che pensiamo perché è il risultato di continue verifiche. Noi, insomma, abbiamo la nostra rivista, il nostro sito Internet, i nostri social. E quando dobbiamo avanzare critiche anche all’Uits, noi ci mettiamo la faccia e parliamo ai diretti interessati.
Ho troppa stima e fiducia in Ruggero Pettinelli per criticarne anche soltanto le virgole di un articolo del quale ho condiviso la parte preparatoria e la sua estensione, perché questo “caso” lo abbiamo seguito fin dal primo minuto e perché in redazione il confronto delle nostre idee è quotidiano.
Lei è da poco tempo alla guida dell’Unione così come l’ormai ex presidente del Tsn di Tor di Quinto era da poco alla guida della struttura della capitale, nella quale avrà trovato situazioni cristallizzate da anni, con poco tempo per trovare soluzioni, ma poi alla fine paga il conto lasciato sul tavolo anche da altri. A proposito: giacché è conclamato che al Tsn di Roma si fossero verificati pericolosi ed emblematici precedenti sulla gestione delle armi, come mai in quelle circostanze l’Uits o la procura federale non sono intervenuti a suo tempo? Ovvio che anche questa considerazione non riguardi l’attuale presidenza, ma la curiosità rimane. Anche perché intervenendo allora, molto probabilmente non piangeremmo oggi.
Lei e la struttura di cui è presidente avete avuto effettivamente poco tempo per mettere mano alle tante questioni non risolte all’interno dell’Unione, ma dopo il grave fatto di Roma siete riusciti in poche settimane a deliberare una modifica degli statuti delle sezioni, modifiche che sarebbe stato opportuno condividere con l’assemblea dei presidenti, e che alimentano la spaccatura tra il centro e la periferia. I presidenti di sezione ora sono un po’ più soli nell’affrontare temi delicatissimi: sarebbe meglio che Uits facesse valere tutto il suo potenziale peso di ente pubblico nei rapporti con i ministeri e non lasciasse le sezioni sole nel confronto impari con questure o prefetture. Confronto che, tra l’altro, come ormai siamo abituati, facilmente produce effetti diametralmente opposti e “a scacchiera” a seconda del singolo ufficio e del singolo funzionario.
A proposito di “spazio di autonomia e indipendenza”: possibile che il mondo dei Tsn non fosse in grado di esprimere al proprio interno una figura autorevole e affidabile alla quale affidare il ruolo di commissario della sezione di Roma in una fase tanto delicata?
Nel salutarla con cordialità, confermo la piena disponibilità di Armi e Tiro al confronto su questo delicato tema così come su altri di grande attualità (agibilità poligoni?), a patto che sia pubblico e non utilizzando il sistema Intranet di comunicazione tra Uits e Tsn…