Il comune di Roma riceverà 1.200 pistole Heckler & Koch Sfp9, per l’armamento del personale della polizia locale di nuova assunzione: si è infatti concluso con l’assegnazione all’azienda tedesca il bando indetto pochi mesi or sono dall’amministrazione capitolina, proprio per integrare la dotazione di pistole già in servizio con la polizia locale della capitale. La polizia locale di Roma è equipaggiata al momento con circa 2.500 esemplari della pistola Beretta 84 calibro 9 corto, che fu adottata sotto l’amministrazione Alemanno nel 2009: il bando di concorso per l’attuale adozione ha deciso di innovare dal punto di vista tecnico rispetto al passato, sia sotto il punto di vista del calibro, che è stato fissato nel 9×19, sia sotto il punto di vista del funzionamento, che doveva essere di tipo “striker”, cioè a percussore lanciato. In particolare, le pistole di nuovo tipo hanno sistema di scatto differente rispetto alle 84 (Singola e Doppia azione queste ultime, contro semi-doppia azione sempre uguale per tutti i colpi per la H&K) e risulta, soprattutto, del tutto differente l’organizzazione e gestione dei sistemi di sicurezza. In effetti, altre amministrazioni, nel passato anche recente, avevano invece ritenuto di restare nel solco del sistema di funzionamento a cane esterno, ricordiamo per esempio il comune di Milano che dalle Beretta 81 passò alla Px4 e, più di recente, la guardia di finanza che è passata dalla Beretta 84, ancora alla Px4 (in affiancamento alla Beretta 92). La scelta di Roma appare quindi particolarmente coraggiosa tenendo presente che, appunto, la fornitura di pistole striker non andrà a sostituire completamente la precedente dotazione ma, almeno al momento, ad affiancarsi a essa e, quindi, coesisteranno in servizio due modelli di arma che, in effetti, hanno un funzionamento molto diverso tra loro. Occorre a tal proposito ricordare che, negli ultimi anni, la polizia locale è stata chiamata a svolgere compiti di vera e propria polizia a tutti gli effetti (dai Tso agli sgomberi, per esempio), in conseguenza di ciò l’armamento non è un mero accessorio dell’uniforme, bensì integra un ben preciso ruolo operativo concreto.
Il segretario per Roma e Lazio del Sulpl, Alessandro Marchetti, si dice tuttavia sicuro che la situazione non presenti particolari problemi per la sicurezza: “l’arma viene assegnata a livello individuale al singolo operatore e ciò viene fatto solo al termine della opportuna formazione”, ha sottolineato Marchetti, “formazione, tra l’altro, che deve essere rinfrescata più volte all’anno. Non c’è alcuna promiscuità tra gli operatori armati con un modello di pistola e quelli armati con l’altro modello e non si prevedono, quindi, particolari criticità al riguardo”.