L’uso dei moderatori di suono per il contenimento della specie cinghiale, al fine di eradicare il fenomeno della peste suina africana, sta prendendo piede tra le differenti amministrazioni. A dare il via alla possibilità di impiego è stato il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica con decreto del 13 giugno 2023, più di recente, il 6 febbraio scorso, questa possibilità è stata contemplata anche dal piano 2024 dal dipartimento salute e welfare della Regione Calabria, nell’ambito sempre del piano di eradicazione della Psa. L’allegato B del suddetto piano infatti si legge che “Per il controllo numerico da appostamento fisso possono essere utilizzate armi da fuoco dotate di ottiche di mira, con strumenti per l’attenuazione del rumore, a imaging termico, a infrarossi o a intensificazione di luce, eventualmente dotate di telemetro laser, o con l’ausilio di strumenti di illuminazione (torce o fari)”. Appare evidente che il brano sia stato copiato e incollato dal decreto ministeriale del giugno scorso. E, come facemmo la scorsa estate commentando il decreto ministeriale, anche in questo caso non possiamo fare a meno di osservare che al momento attuale l’articolo 2 della legge 110/75 dice che “non è consentita la fabbricazione, l’introduzione nel territorio dello Stato e la vendita… (omissis)… di ogni dispositivo progettato o adattato per attenuare il rumore causato da uno sparo”.
Nell’attesa che la politica modifichi (anche solo per situazioni specifiche ed eccezionali) la normativa sui silenziatori o moderatori di suono, è opportuno precisare che queste indicazioni, presenti sui piani nazionali e regionali di eradicazione della peste suina, possono ingenerare pericolosissime confusioni nei confronti di coloro i quali saranno poi chiamati concretamente all’intervento della riduzione della popolazione dei cinghiali stessi: confusione circa il fatto che i moderatori di suono oggi in Italia siano legalmente acquistabili e/o importabili, cosa che al momento non è. È opportuno ricordare che i cacciatori eventualmente abilitati alle operazioni di controllo della peste suina, sotto l’egida dell’autorità, non possono comunque (a oggi) derogare alle normative nazionali in materia di armi, munizioni e mezzi consentiti di caccia. La situazione è, pertanto, estremamente delicata e necessita della massima attenzione. Auspichiamo che la cosa possa essere risolta con un intervento legislativo che possa rimuovere o modificare l’attuale divieto della legge 110/75, allineando così l’Italia alla maggioranza degli altri Paesi dell’Unione europea, nei quali i moderatori sono consentiti a caccia.