All’improvviso le sezioni del Tiro a segno nazionale dell’area Nord-Ovest dell’Italia non vanno più bene. O meglio: non sono più agibili e vanno chiuse! Questo è quello che sta succedendo in tanti poligoni di Piemonte e Lombardia, i cui presidenti, da un giorno all’altro, sono stati costretti ad appendere il cartello “Chiuso” e a lasciare fuori dal cancello moltissimi appassionati di Tiro a segno, ma anche i tanti “soci obbligati”, vale a dire guardie particolari giurate e appartenenti ai corpi delle polizie locali, che non possono più sottoporsi all’addestramento annuale previsto dalla normativa. Il problema, come si può ben capire, è molto serio: in gioco non c’è tanto il legittimo desiderio di tanti cittadini di potersi divertire con le discipline amatoriali del tiro; la necessità di tiratori agonisti di prepararsi al meglio alle gare; ma soprattutto c’è l’esigenza di chi svolge servizio armato di mantenere un adeguato livello di preparazione tecnica.
Quello che sta succedendo in Piemonte e Lombardia ha dell’incredibile: alla chiusura sono stati costretti almeno sei poligoni, tra i quali impianti importanti come Torino e Pavia, e in altri sono in corso “visite” da parte del personale dell’esercito del 1° reparto Infrastrutture, che ha sede a Torino e che ha competenza sulle strutture nel Nord-Ovest. In Italia, la maggior parte (80-85%) delle sezioni Tsn sorge su terreno del demanio militare e quando si tratta di rinnovare l’agibilità (ogni cinque anni) delle strutture, interviene il reparto infrastrutture competente per territorio.
Già, le agibilità. Un vero e proprio tormentone. Nel mondo dei Tsn italiani, da anni si auspica che tale compito rientri tra le prerogative dell’Unione italiana Tiro a segno: attingendo dalle “risorse umane” attive in tanti Tsn, si potrebbe in breve tempo attivare una commissione con il compito di verificare nei Tsn la sussistenza dei requisiti per svolgere in tutta sicurezza le attività di tiro.
Qualcuno ha dimenticato, tra le altre cose, che il parlamento italiano aveva già stabilito, attraverso una legge quadro entrata in vigore il 31 agosto 2019 (Deleghe al governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione), che toccasse al governo emanare i decreti che avrebbero dato piena attuazione anche al passaggio di competenze in fatto di agibilità dalle strutture territoriali dell’esercito all’Unione italiana Tiro a segno.
Al di là del non trascurabile dettaglio che un provvedimento voluto dal parlamento sia letteralmente sparito nei meandri delle sabbie mobili della politica e della burocrazia ministeriale, risulta difficile da comprendere il nuovo corso intrapreso dal 1° reparto Infrastrutture di Torino. Com’è possibile, infatti, che strutture da decenni idonee a ospitare attività di tiro, di colpo perdano quei requisiti che in tante visite precedenti erano stati ritenuti adeguati? In alcuni casi, si tratta di strutture che nel lasso di tempo intercorso tra due verifiche non sono state sottoposte ad alcun intervento migliorativo. In altri, le modifiche apportate erano in linea con quanto disposto dai responsabili della precedente commissione.
Dunque, delle due l’una: o nel frattempo sono stati modificati i requisiti contenuti nelle direttive tecniche che devono essere applicate nel corso delle verifiche per il rilascio delle agibilità (stiamo parlando dei cosiddetti poligoni chiusi a cielo aperto); o, arbitrariamente, vengono imposte misure che in tutte le altre regioni italiane i reparti Infrastrutture competenti per territorio non ritengono di dover impartire. Se così fosse, si tratterebbe di una procedura inaccettabile, che non avrebbe il merito di aumentare e migliorare il livello di sicurezza dei poligoni e che, al contrario, costituirebbe una clamorosa (e pericolosa) disparità di trattamento.
Quello che adesso è necessario fare è intervenire su due fronti e a farlo dovrebbe essere direttamente il ministero della Difesa con una procedura straordinaria, con il carattere della massima urgenza e che porterebbe all’immediato sblocco della situazione che si è venuta a creare in Piemonte e Lombardia. Un intervento che consentirebbe l’immediata riapertura delle strutture Tsn, per salvaguardare il diritto costituzionale a svolgere attività sportiva da parte dei cittadini e che, allo stesso tempo, permetterebbe la tempestiva ripresa dell’attività istituzionale dei Tsn, per quanto riguarda l’addestramento di guardie giurate e polizie locali.
Un secondo livello d’intervento, non meno urgente, coinvolge direttamente l’Unione italiana Tiro a segno, il cui confronto con il ministero della Difesa dovrebbe portare in tempi rapidissimi al “passaggio di consegne” del rilascio delle agibilità.
Ritengo profondamente ingiusto, infine, imporre alle sezioni Tsn prescrizioni che prevedono spese ingenti: la realtà è quella di risorse finanziarie limitatissime che, beffardamente, vedono un ulteriore contrazione proprio in concomitanza con la chiusura degli impianti. Una “tempesta perfetta” che potrebbe portare alla clamorosa chiusura di molti Tsn. Non c’è tempo da perdere: qualcuno a Roma prenda a cuore questa situazione!
Editoriale integrale di Giulio Orlandini pubblicato nel numero di Armi e Tiro aprile 2024.