Usa: la Corte suprema torna a occuparsi del secondo emendamento

La corte suprema statunitense è tornata a pronunciarsi sul secondo emendamento, confermando la legittimità del divieto di detenzione di armi per i destinatari di ordini restrittivi per violenza domestica

La corte suprema statunitense ha emanato recentemente una sentenza (Stati Uniti contro Rahimi), con la quale ha inteso confermare una legge federale che impedisce alle persone destinatarie di ordini restrittivi per violenza domestica, di detenere armi da fuoco. È la prima pronuncia importante sul secondo emendamento della costituzione statunitense, emanata dalla suprema corte dal caso Bruen del 2022.

“Un’ordinanza restrittiva implica la constatazione che un individuo rappresenta una minaccia credibile per la sicurezza fisica di un partner convivente, quindi a quell’individuo può – in conformità con il Secondo Emendamento – essere vietato il possesso di armi da fuoco mentre tale ordine è in vigore”, ha affermato il Presidente della Corte Suprema John. G. Roberts Jr. La sentenza è stata approvata con il consenso di 8 giudici su 9. La specificità della sentenza lascia, peraltro, ancora senza risposta le domande circa la legittimità, nel quadro del secondo emendamento, di altri tipi di divieti in materia di armi, come quello delle carabine semiautomatiche “di aspetto militare” con caricatori ad alta capacità o sulla legittimità del divieto di detenzione di armi per pregiudicati per reati non violenti.

In relazione alla sentenza Bruen del 2022 e ai dubbi interpretativi che ha scatenato, in particolare con il riferimento ai “precedenti storici” sui diritti in materia di armi, il presidente della corte Roberts ha dichiarato: “Alcuni tribunali hanno frainteso la metodologia dei nostri recenti casi di Secondo Emendamento. Questi precedenti non intendevano suggerire una legge intrappolata nell’ambra”.