Consumo di suolo: Parchi naturali voraci

L’Ispra ha diffuso i dati relativi al consumo del suolo 2024: +16 per cento complessivo rispetto al 2023, ma ben il 73 per cento in più nei Parchi naturali. Quadruplicata la superficie destinata a fotovoltaico

In un recente comunicato stampa, pubblicato in occasione della giornata mondiale del suolo, l’Ispra ha presentato il rapporto sul consumo di suolo aggiornato, relativo all’anno 2024. Le nuove superfici, compromesse dal suddetto consumo, sono aumentate di 84 chilometri quadrati, attestandosi su un +16% rispetto all’anno precedente. È il valore più alto dell’ultimo decennio, con un misero 5% invece restituito alla Natura. Il tutto naturalmente consultabile mediante mappe interattive. Passando alle relative responsabilità, chi vince la medaglia d’oro del primo posto come maggior consumatore di suolo è l’Emilia Romagna, che ha consumato ben 1.000 ettari. Poi la Lombardia con 834 ettari, Puglia con 818, Sicilia 799 e Lazio con 785 ettari in più. La più virtuosa è La Valle d’Aosta con solo 10 ettari di nuovo consumo. Problematiche sono le zone a rischio dissesto, seguite dalle fasce costiere dove il consumo è in aumento nei primi 300 metri dal mare. Abbastanza sorprendentemente i parchi, che dovrebbero avere solo percentuali di recupero del suolo, crescono nel consumo invece del 73% nei parchi naturali, nazionali e regionali. Nelle zone Natura 2000 infine il consumo di suolo è aumentato del 14%, pari a 192,6 ettari. Questa la dice lunga sull’effettiva protezione di queste zone, sempre osannate e desiderate dalle associazioni animaliste e non. Unica soluzione, secondo loro, per mantenere ambienti integri. Al contrario sono sui livelli peggiori. Ma veniamo al meglio. E parliamo di fotovoltaico a terra. Altro cavallo di battaglia salva-pianeta delle suddette associazioni appena nominate. Secondo i dati Ispra, per il fotovoltaico il consumo di suolo è aumentato di 4 volte: 420 ettari nel 2023 e ben 1.700 ettari nel 2024. Dei quali l’80% è stato posizionato su terreni agricoli, superpagati ai proprietari molto più del rendimento dato dalle coltivazioni. Ma gli incentivi europei, a cui le multinazionali estere riescono ad accedere, permettono tali spese. Naturalmente i territori ce li mettiamo noi. Con l’entusiasmo dei soliti salvapianeta e distruggi ambiente. Primo in questo ambito è il Lazio. Poi Sardegna e Sicilia. Ma, sempre parlando di voler tornare alla Natura, non sono da meno i consumi per la logistica, soprattutto per l’espansione dei Data Center per l’esigenza di nuove strutture digitali, compresi i servizi cloud. L’Ispra conclude raccomandando di tramutare la logica dell’espansione con quella della rigenerazione di aree costruite già esistenti. Ma di tutto questo suolo mandato al macero nei parchi regionali, fotovoltaico a terra, centrali di logistica e cloud, comprese le centinaia di piattaforme in cemento armato di supporto delle migliaia di pale eoliche sparse ovunque, il Wwf nel proprio comunicato nel quale si “rammarica” dei dati Ispra, sembra non si sia accorto di nulla. Glielo ricordiamo noi.