Bondi beach: l’eroico fruttivendolo e… la polizia “congelata”

Un atto di puro eroismo e altruismo quello del fruttivendolo 43enne che ha affrontato uno dei due attentatori in Australia, riuscendo a disarmarlo. Crescono invece le polemiche sull’intervento della polizia

Il periodo, si sa, è dei più critici, sia per il riassetto in corso di equilibri mondiali dall’esito quanto mai incerto sia per chi, nel suo piccolo, conduce le sue battaglie quotidiane.

Tra questi, infatti, i player del jihadismo sono noti per avere particolare attenzione per festività e ricorrenze, oltre che per i luoghi ad alta frequentazione.

La peak season del jihad
È così che in Germania viene sventato in fase di pianificazione l’ennesimo vehicle ramming sui mercatini di Natale, come già tristemente avvenuto in epoca assai recente.

È così, poi, che un commando composto da due individui armati di fucile attacca in Australia la celebrazione ebraica dell’Hanukkah uccidendo il rabbino e altre 14 persone e ferendone almeno altre 40.

In ogni caso, l’attenzione va tenuta  alta perché, qualsiasi sia il loro ruolo e il loro grado di coinvolgimento, i player del jihadismo hanno una vera e propria fissazione per le festività e le ricorrenze in genere e il periodo è un’occasione ghiotta per colpire con modalità di questo genere.

Le modalità di azione del terrorismo molecolare
Già, perché in Australia hanno agito due soggetti armati di fucile (pare un fucile semiautomatico calibro 12 e una carabina straight-pull), ma in generale i soggetti auto-radicalizzati, i seconda-terza generazione e chiunque non sia un combattente battle-proof del jihad ci ha da tempo abituati ad attacchi con il coltello e investimento con veicoli, tattiche ormai note anche in occidente grazie all’enorme divulgazione mediatica a opera di Isis, che da ormai molti anni diffonde addirittura materiale formativo/informativo su come poter causare grandi danni e perdite con pochi mezzi e pochissima preparazione.

Nulli o scarsi legami con organizzazioni concrete garantiscono un’estrema difficoltà investigativa nel ricollegare gli autori di un singolo gesto all’organizzazione stessa, che ringrazia e dorme serena anche nel caso in cui l’attacco non abbia finalità o comunque esito suicida: chi dovesse essere catturato avrà poco o nulla da riferire di compromettente per l’organizzazione.

Il first responder
Come accade nella maggior parte di questi eventi e come non ci stancheremo mai di ripetere, il primo soggetto in condizioni materiali di intervenire e dunque di provare a limitare l’impatto di un attacco del genere è senza dubbio chi è presente all’evento.

Ben venga ogni qual volta siano presenti forze di sicurezza istituzionali. Ben venga la presenza di eventuali operatori della sicurezza privata. Ma cosa ne è delle situazioni in cui non vi è la presenza di professionisti della sicurezza?

Ebbene, in tutti i casi in cui il target non siano luoghi o eventi protetti, come nella stragrande maggioranza dei casi, ecco che i danni storicamente sono stati limitati dall’intervento spontaneo di qualche cittadino presente al momento del fatto!

Certo, nel caso di Bondi Beach stupisce la totale assenza di forze di sicurezza, ma non stupisce affatto che il primo a intervenire sia stato un cittadino.

E la domanda che si ripete è sempre quella: si sarebbe potuta risparmiare qualche altra vita se tra i presenti vi fosse stato qualche cittadino armato e magari anche formato?

Senz’altro sì. Eppure, da più parti (compresa una certa fetta dell’informazione nostrana) si è urlato a gran voce specificamente che la risposta non può essere “più armi”, ma il dialogo…

Ebbene, gli slogan non fanno bene a nessuno, oggi meno che mai. Un’affermazione del genere è solo figlia di una profonda ignoranza poiché può provenire solo da chi ignori del tutto la materia della gestione del rischio, delle misure di prevenzione, delle modalità di gestione dell’emergenza e non ultimo del terrorismo.

Basterà un parallelismo per sgomberare il campo da ogni equivoco: sarebbe sensato sostenere che la gestione di un attacco cardiaco deve passare attraverso la diffusione della cultura di una vita sana? Ovviamente no…

Una campagna che promuova una vita sana a prevenire l’insorgenza degli attacchi cardiaci è prevenzione. Un infartato ha bisogno di rianimazione!

I soccorsi istituzionali
Anche l’organizzazione dei soccorritori istituzionali desta, stando ai video in rete, una serie di interrogativi.

Un video mostra un’auto della polizia mentre passa alle spalle dello scenario in cui il first responder Ahmed el Ahmed disarma uno dei due assalitori, la polizia, dal canto suo, riferisce diversi feriti nel suo organico.

Dalle immagini dei video che sono stati girati in quei concitati momenti, e dal racconto dei superstiti, appare comunque che alcuni operatori delle forze dell’ordine fossero presenti fin dalle prime fasi della mattanza, ma che non abbiano reagito per 10 lunghi, interminabili minuti, consentendo ai due sparatori di ricaricare ripetutamente le loro armi e di sparare complessivamente oltre 100 colpi, prima di essere assoggettati a un fuoco di risposta.

Anche nei confronti del primo ministro Albanese, che ha prontamente invocato norme restrittive in materia di possesso legale di armi, si stanno evidenziando critiche da parte in primis della comunità ebraica australiana, ma non solo: è accusato di aver fomentato l’intolleranza nei confronti della comunità ebraica e di aver sottovalutato i crescenti atti di violenza nei confronti di ebrei, sinagoghe e in generale luoghi riferibili a ebrei nel Paese.

Certo, si dirà, in presenza delle forze di sicurezza istituzionali il singolo cittadino potrebbe anche avere comportamenti che contrastano con le modalità di gestione dell’emergenza scelte dalla polizia. Vale la pena di considerare, però, che durante quegli eventi esiste solo un fattore critico: il tempo. Meno dura, meno danni provoca. Chiunque lo fermi o lo rallenti sta facendo la cosa giusta.

Il can can della politica

Tutto è politica. Due assalitori verosimilmente vicini alla visione Isis sparano a una festa ebrea in Australia. Una certa politica si affretta a dichiarare che il first responder è musulmano, perché aiutare a riabilitare alcune figure che la stessa politica sostiene. Ah no, è cristiano-maronita, tutto da rifare e occasione sfumata. No, contrordine, quella del cristiano era una fake news generata con l’Ai…

Qualcun altro dice che tutto quanto sta accadendo dopo il 7 ottobre starebbe riattivando… cosa? Quello che non è mai cessato?

Qualcun altro ancora spinge la leva del complottismo estremo e si ricorda di come si possa aumentare la propria popolarità subendo atti indicibili, come se un soggetto potesse auto-infliggersi un danno per trarne qualche vantaggio…

Nel frattempo, il capro espiatorio sono sempre le armi da fuoco, la cui circolazione l’Australia ha già dichiarato di voler stringere ulteriormente…

Una sola cosa è chiara e incontrovertibile: qualsiasi siano le dinamiche ai piani altissimi, alti o anche solo intermedi, la violenza ricade sulle teste dei cittadini, di tutti noi. Le bombe dei conflitti colpiscono i cittadini. La follia dei terroristi colpisce i cittadini.

Lasciateci almeno difendere.