La segreteria provinciale di Genova del Sap (Sindacato autonomo di polizia) ha diffuso una nota nella quale esprime, con sgomento, solidarietà al poliziotto che alcuni mesi fa sparò, uccidendolo, a un ecuadoriano durante un trattamento sanitario obbligatorio perché quest’ultimo si era scagliato armato di coltello contro il collega, sferrandogli sei coltellate. Il soggetto non aveva desistito dal suo assalto neanche dopo essere stato sottoposto all’irrorazione con lo spray antiaggressione. “Nonostante la dinamica fosse assolutamente chiara”, si legge nella nota del Sap, a tal punto da convincere la procura a chiedere l’archiviazione del caso, il Gip ha disposto il rinvio a giudizio e quindi il collega verrà sottoposto a processo. La motivazione del Gip riferisce che “si è trattato di un’azione che denota notevole imprudenza e imperizia. Il poliziotto avrebbe dovuto esplodere un solo colpo e non in direzione di parti vitali”.
“Ciò significa”, ha commentato amaramente il Sap, “che un poliziotto, il quale si accorge del pericolo di vita che corre il collega (o un cittadino) che non riesce a fermare con le mani l’assassino mentre questi, a cavalcioni sulla persona continua ad accoltellarlo, deve arrendersi all’evidenza e lasciare uccidere il malcapitato. Cosa dire… ancora una volta un poliziotto processato per aver usato legittimamente, senza alternativa alcuna, l’arma in dotazione per salvare la vita di un’altra persona, in questo caso un suo stesso collega. Ancora una volta un poliziotto metterà mano al portafogli o ricorrerà a un prestito per pagare un legale. Ancora una volta un onesto poliziotto passerà notti insonni in attesa, e nella speranza, di una positiva risoluzione della imbarazzante faccenda!”.