Se aggredisce l’uomo, come è successo in questi giorni, è senz’altro un problema. E forse occorre studiare metodi di gestione differenti per non dover ricorrere all’abbattimento
Durante un’escursione sul monte Peller, nei pressi di Cles in Trentino, lo scorso 22 giugno, padre e figlio sono stati aggrediti da un esemplare di orso ritenuto adulto, riportando ferite molto serie. Era domenica pomeriggio e i due, cacciatori ma disarmati, salivano sui pendii del monte sicuramente in osservazione per future uscite o solo per una camminata nella loro zona. Il primo a essere investito dal plantigrado, comparso improvvisamente, è stato il figlio che è finito a terra subito sovrastato dall’animale. Mentre questi cercava con urla e tutta la sua forza di sottrarsi all’aggressione è intervenuto anche il padre che, sempre con urla e agitando le braccia, ha cercato di sottrarre all’animale il figlio. A questo punto l’orso ha rivolto la propria furia sul padre stesso mordendolo in più riprese arrivando alla frattura, in tre punti, di una gamba. Dopodiché l‘orso, ancora affrontato ad urli e grida per spaventarlo, desisteva dall’attacco e fuggiva dal luogo dell’aggressione. Soccorsi più tardi sono stati ambedue ricoverati in ospedale per la cura delle numerose fratture e ferite. Tale episodio ha subito scatenato le solite e non equilibrate polemiche. Innanzitutto le associazioni animaliste, Lega antivivisezione in testa, hanno rimarcato che si trattava di due cacciatori. Anche se in quel momento, essendo disarmati, erano turisti per cui non collocabili subito tra i detentori del “peccato originale”. Poi, quando il presidente della regione Trentino, Maurizio Fugatti, ha messo mano a un procedimento di esecuzione di un abbattimento, accumunando tale episodio a tanti altri problemi occorsi nei confronti della popolazione locale derivati da orsi, la protesta degli animalisti ha sollevato ancor più la voce.
Mentre la forestale ha raccolto dai vestiti dei due i reperti occorrenti per una eventuale individuazione del dna dell’orso, onde cercare di affibbiarne la responsabilità a un preciso animale, dello stesso non sono state riportate al momento altre apparizioni in zona. Non entrando nel merito della necessità dell’abbattimento, che peraltro ha rappresentato in altri casi una soluzione purtroppo necessaria, sottolineiamo il comportamento razionale dei due aggrediti che sicuramente hanno avuto contro il fatto di muoversi come si dovrebbe in Natura: ovvero con silenzio e con rispetto per la fauna. E non come comitive vocianti con radio sulle spalle spesso incontrate in salite fino a 2.500 metri e oltre. Modo peraltro incoraggiato per iscritto in questi giorni, sempre da tali associazioni, per allontanare appunto animali pericolosi (alla faccia del rispetto per l’ambiente). Il comportamento silenzioso dei due aggrediti è quello attuato dai diversi fruitori professionisti della natura quali pastori, guide alpine, cacciatori, ricercatori, boscaioli eccetera. Gli stessi che giustamente il sanguigno scrittore Mauro Corona vorrebbe far entrare nelle scuole a insegnare appunto la vera natura. E la reazione dei due di non gettarsi in una fuga, né di soccombere per paura, ha alla fine allontanato il plantigrado. Come con molte altre specie, compresi i grossi felini africani, se si subisce un’aggressione inevitabile, il non rimanere passivi, ma reagire con urla, facendosi più grandi e minacciosi, è l’unico atteggiamento che può aiutare a ridurre i danni. Checché ne dicano gli esperti da salotto. Assieme a quello, ad aggressione però avvenuta con ferite ormai invalidanti, di fingersi morti e ormai inermi. Con naturalmente tante, ma tante preghiere dei santi più affidabili da dire nel frattempo…
Non sono state le grida di panico dei due a far scattare l’aggressione come subito riportato dalla Lav, ma proprio le stesse a far terminare l’attacco avvenuto immediatamente alla sua comparsa. Molto differente l’altra situazione che ha visto coinvolto un ragazzino pochi giorni prima, con relativo filmato di lui che si allontana dall’orso che lo segue con sguardo curioso. Certo bravo, coraggioso e ben istruito forse dal padre. Ma ha avuto anche molta fortuna a incontrare un orso di differente indole. E dal breve filmato, e dall’atteggiamento, l’orso ci è sembrato un individuo giovane (anche se in questi giorni, riportiamo dalla rete, qualche esperto ipotizza che sia un filmato montato ad arte).
Ma se si invertissero gli animali dell’incontro, probabilmente si capovolgerebbero anche gli esiti. Rimaniamo in attesa di ulteriori novità e ci ripromettiamo di affrontare l’argomento molto più esaurientemente sulla rivista. Riportiamo in ultimo che anche il figlio aggredito ha dichiarato in una intervista di essere contrario all’abbattimento, conoscendo bene come vanno le cose in natura. Ma che sicuramente è necessaria una gestione diversa per la specie su questo territorio.