La Commissione europea ha pubblicato un comunicato stampa nel quale dà conto del raggiunto accordo tra Parlamento e Consiglio sulla famigerata direttiva "disarmista". Il disegno comune dovrà essere comunque votato dal comitato Imco (protezione dei consumatori e mercato interno) il prossimo gennaio e, quindi, dovrà anche essere votato dal plenum del Parlamento europeo prima di entrare in vigore. Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ovviamente non ha perso occasione di farsi bello di fronte all'opinione pubblica, commentando: "abbiamo lottato duramente per un risultato ambizioso, che riduca il rischio di sparatorie nelle scuole, nei campi estivi o per attacchi terroristici con armi legalmente possedute. Naturalmente avremmo anche voluto spingerci oltre, ma sono sicuro che l'attuale accordo rappresenti una pietra miliare sul controllo delle armi nell'Unione europea".
Più che di pietra miliare, sarebbe probabilmente più opportuno parlare di pietra tombale per le aziende e i lavoratori coinvolti nella commercializzazione di armi demilitarizzate: se la direttiva sarà approvata nella sua forma attuale, infatti, fatti salvi i diritti di chi ha acquistato prima dell'entrata in vigore del provvedimento, non sarà più possibile commercializzare armi di tale natura in tutta la Ue. Non si capisce, tra l'altro, quale possa essere l'utilità di tale provvedimento (al di là delle demagogiche "sparate" di Juncker), visto che studi rigorosi confermano che non in un solo caso di attentato terroristico commesso con armi da fuoco dalla nascita dell'Isis a oggi, siano state utilizzate armi legalmente detenute (demilitarizzate o meno).