L’iniziativa si chiama “Allenati per la vita” e le materie che gli studenti affronteranno partono dal diritto costituzionale per finire con “cultura militare”, “armi e tiro”, “sopravvivenza in ambienti ostili”. In mezzo “difesa nucleare, batteriologica e chimica”, “superamento ostacoli”, “topografia e orientamento”. Il corso, la cui partecipazione è volontaria, finirà con un gara pratica tra “pattuglie di studenti”. Quella che parte con l’anno scolastico 2010-2011 è la quarta edizione del progetto organizzato dall’ufficio scolastico lombardo insieme al comando regionale dell’esercito, ma per la prima volta c’è l’investitura ufficiale dei ministri Mariastella Gelmini e Ignazio La Russa.
Gli istruttori, più o meno un centinaio, sono tutti volontari dell’Unuci (unione nazionale ufficiali in congedo). L’anno scorso parteciparono quasi 900 ragazzi, quest’anno l’obiettivo è superare i mille, dicono gli organizzatori.
L’obiettivo del progetto è quello di “contrastare il bullismo grazie al lavoro di squadra”. Ma tra i professori che hanno ricevuto la circolare è già polemica. Il connubio tra educazione scolastica e educazione militare non è piaciuto a tutti e il settimanale Famiglia cristiana ha raccolto gli sfoghi dei docenti: “E’ giusto trasformare la scuola pubblica in un collegio militare?”. A ruota le proteste dell’Unione degli studenti che denuncia “l’introduzione di attività militaristiche e bellicose all’interno dei programmi di offerta formativa delle scuole”, mentre i Comunisti italiani parlano di “progetti apertamente diseducativi”. Siamo sicuri che sia solo l’inizio di un lungo strascico di polemiche.
«La scuola è un ambiente di importanza fondamentale e non può prestarsi a iniziative e esperimenti condotti senza un retroterra consolidato di competenze e di ricerca e che non appaiano ispirati dalle priorità e dai principi valoriali della Costituzione che propone il dialogo come strumento di soluzione dei conflitti», ha commentato la Società italiana di ricerca didattica.
Contro il protocollo «Allenati alla vita» si è espresso anche Savino Pezzotta: secondo il coordinatore regionale dell’Unione di Centro in Lombardia, «Allenati alla vita deve essere subito sospeso e il governatore lombardo, Roberto Formigoni, prenda una posizione chiara su questa vicenda. Dopo Adro un altro vulnus verso la scuola in Lombardia, proprio nel momento in cui abbiamo bisogno di un’istruzione che dia strumenti conoscitivi adeguati alla complessità dei tempi che viviamo e che educhi alla solidarietà e all’amicizia». Per l’ex sindacalista, «la scuola dovrebbe essere il luogo privilegiato di educazione alla pace, alla non violenza e all’amicizia, non all’uso delle armi e mi preoccupa constatare che nella cultura e nel pensiero di certi ministri vi siano ancora cromosomi che richiamano a tempi della patria». Conclude l’esponente centrista: «Ai ragazzi occorre far conoscere i principi che regolano le nostre forze armate, che sono di difesa e non offensivi e magari far scoprire loro l’opportunità del servizio civile, ma questo è pretendere troppo da un governo che ha ridotto le risorse».
Il ministero dell’Istruzione intanto ha rigettato, con una nota, le critiche piovute sul progetto: «Le polemiche nate dopo la firma del protocollo Allenati per la vita sono assolutamente infondate e finalizzate solo alla distorsione del progetto». Il protocollo, ricorda viale Trastevere, «non è stato firmato dai ministri Gelmini e La Russa, come erroneamente riportato da alcuni giornali. I ministri sono stati semplicemente invitati a partecipare ma non erano presenti né alla firma né alla cerimonia. L’attività, nata in maniera sperimentale cinque anni fa, è stata ufficializzata con il primo protocollo nel settembre 2007, sotto il governo di centrosinistra».