Anche le associazioni europee che rappresentano i produttori di armi e munizioni sportive chiedono spiegazioni alle autorità europee circa le pressioni esercitate per approvare la messa al bando del piombo
Afems (Association of European Manufacturers of Sporting Ammunition) e Ieacs (Institut Européen des Armes de Chasse et de Sport), le associazioni europee che rappresentano le categorie dei produttori di armi e munizioni sportive e civili, hanno inviato una lettera congiunta ai commissari dei gruppi europei Env e Grow, rispettivamente Virginijus Sinkevičius e Thierry Breton, chiedendo spiegazioni circa le pressioni che il gruppo per la direttiva uccelli e habitati (Nadeg) avrebbe esercitato sui rappresentanti nazionali del comitato Reach per pervenire a un voto positivo sulla messa al bando del piombo nelle cartucce sulle zone umide (la votazione è prevista per giugno). Afems e Ieacs sottolineano nel documento che influenzare i rappresentanti di un gruppo di esperti incoraggiandoli a esercitare pressioni per introdurre restrizioni sull’uso delle munizioni in piombo non solo va oltre quelle che sono le competenze dei gruppi Env e Grow, ma che rappresenti una violazione del principio di imparzialità che deve governare l’operato delle strutture di funzionamento della Ue “poiché le attività di milioni di cittadini onesti dipendono dalle decisioni assunte dal comitato Reach sull’uso delle munizioni in piombo, occorre assicurare che queste decisioni siano obiettive e senza indebite influenze”.
“Accogliamo con piacere l’iniziativa posta in essere dalle associazioni europee del settore produttivo delle armi e delle munizioni”, ha dichiarato il presidente di Anpam, Stefano Fiocchi, “in quanto riteniamo molto grave il comportamento tenuto dalla Commissione europea. Ci auguriamo che le istituzioni italiane competenti per materia, nello specifico il MiSe e il ministero dell’Ambiente, possano prendere atto della nostra lamentela e condividerne il contenuto facendosi parte attiva nei confronti della Commissione per garantire il mantenimento di un approccio non di parte, ma corretto ed equilibrato, dal momento che l’industria italiana sarebbe tra quelle maggiormente esposte in caso di prese di posizioni ideologiche e non approfondite a livello europeo”.