Dopo il Consiglio nazionale, lo scorso giugno, anche il Consiglio degli Stati elvetico ha approvato, all'unanimità, il trattato internazionale sul commercio delle armi (Arms trade treaty, Att). Il dossier è pronto per le votazioni finali. Ogni Paese che aderisce all'accordo dovrà valutare prima di qualsiasi transazione se le armi vendute rischiano di essere utilizzate per aggirare un embargo internazionale, di violare i diritti umani, o di trovarsi in mano a terroristi o criminali. L'adesione non comporta alcun adeguamento del diritto nazionale, ha affermato il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, capo del Dipartimento federale dell'economia (Defr).
Quale sede dell'Att potrebbe essere scelta Ginevra. Per poter partecipare alle discussioni sul tema, la Svizzera dovrà ratificare il trattato il più rapidamente possibile, ha aggiunto Schneider-Ammann.
Il Consiglio federale si riserva il diritto di depositare una dichiarazione interpretativa riguardo ad alcuni articoli del trattato. Per esempio, si tratterebbe di specificare il grado d'informazione che obbliga uno Stato a vietare un trasferimento di armi. Una richiesta di autorizzazione dovrebbe essere rifiutata in caso di rischio preponderante che le armi esportate vengano utilizzate abusivamente.
Dopo vari anni di negoziati, l'Att è stato approvato dall'Assemblea generale dell'Onu nell'aprile 2013 con 154 voti favorevoli contro tre contrari (Siria, Corea del Nord e Iran). Ma 23 Paesi si sono astenuti, tra cui alcuni dei principali esportatori (Russia e Cina) o acquirenti di armi (Egitto, India, Indonesia).
Fino all'aprile di quest'anno il trattato è stato firmato da 118 Stati, tra cui alcuni dei maggiori esportatori di armi convenzionali come gli Stati Uniti, la Germania e la Francia, e ratificato da 31. L'Att entrerà in vigore entro tre mesi dal deposito delle ratifiche di 50 Paesi. Secondo i ritmi attuali, l'entrata in vigore è prevista per la fine del 2014.