L’europarlamentare della Lega Nord spiega il suo voto contrario e la sua spiegazione dell’atteggiamento dell’Europa contro cittadini e produttori
Angelo Ciocca, 41 anni, pavese, parlamentare europeo della Lega Nord dal settembre 2016, ha risposto ad alcune domande sulla spinosa approvazione della revisione Direttiva armi.
«La revisione nasce dalla volontà di contrastare il terrorismo in Europa, ma i terroristi non utilizzano armi sportive o armi storiche per perpetrare i loro attacchi ma piuttosto si rivolgono al mercato nero delle armi. Dunque una revisione assolutamente inutile e dannosa. Inutile perché non servirà minimamente a contrastare il rischio terrorismo; dannosa perché renderà la vita più difficile ai collezionisti e ai tiratori sportivi e, inoltre, comporterà delle difficoltà per le piccole e medie imprese produttrici di armi».
Perché secondo lei l’Europa va in questa direzione?
«È chiaramente una misura demagogica che punta a disarmare tutta la popolazione civile. In un momento in cui l’esigenza di difendersi da soli è particolarmente presente, per via della crescita dei crimini predatori come le rapine, c’è la progettualità di togliere ai cittadini la possibilità di difendersi. Questa Europa, continua a rappresentare un problema e non un’opportunità per il nostro Paese e per la nostra gente».
Intanto, occorre dire che lei ha votato contro, mentre alcuni europarlamentari italiani hanno riferito di essere stati sempre aggiornati dalle associazioni di categoria e di aver approvato il provvedimento perché si sarebbe trattato del male minore. Lei è stato sufficientemente informato al riguardo?
«Io ritengo che non abbia senso parlare di male minore di fronte a una direttiva che penalizza i nostri produttori di armi, costringendoli a sostenere ulteriori spese di produzione e che limita il diritto alla pratica dell’attività sportiva e della caccia. Quello che trovo incomprensibile è la ragione di questa limitazione, considerando che non ha nulla a che fare con il pericolo rappresentato dal terrorismo».
I dati statistici a fondamento di questa direttiva europea "disarmista" sono stati abbondantemente manipolati e non è stata fatta alcuna valutazione d'impatto. Non si poteva fermarla prima?
«Per fermarla prima serviva la volontà politica di farlo. Purtroppo alla prova dei fatti si è visto chi ha votato a favore e chi contro a questa folle direttiva. Chi adesso fa dietrologia doveva votare contro alla direttiva, quando poteva farlo, in parlamento. Adesso ho l’impressione che piangano lacrime di coccodrillo».
Se si intendeva colpire una categoria di armi, non bastava agire come è stato fatto per il regolamento europeo sulla disattivazione entrato in vigore lo scorso 9 aprile 2016, cioè delimitando l'eventuale rischio di riattivazione di tali armi? Tale caso si è verificato a causa di norme carenti in pochi Stati membri. In Italia non sarebbe potuto accadere.
«Sono d’accordo, in Italia non sarebbe potuto accadere, però in questa occasione l’Europa ha fatto di tutta l’erba un fascio e ha introdotto una norma molto restrittiva che limita i diritti dei possessori di armi. Ancora una volta ribadisco che non abbiamo bisogno di un’Europa che limita il nostro Paese attraverso lacci e lacciuoli, avremmo bisogno di occasioni per crescere non solo di limitazioni».
È un fatto che dal 2013 la Commissione europea manifesta un atteggiamento ostile nei confronti dei possessori di armi che sono almeno 16-18 milioni in Europa, e che praticano attività sportive o la caccia oppure collezionano sotto il controllo delle autorità di polizia dei singoli Stati membri.
«Si è un fatto incomprensibile e che noi, come gruppo Lega Nord, cerchiamo di combattere in ogni occasione. Qui siamo di fronte a una scelta ideologica di disarmo della popolazione, che viene fatta passare come azione preventiva nei confronti del terrorismo, quando è palese a chiunque che questa direttiva non preverrà nessun attentato, anzi toglierà ai cittadini la possibilità di difendersi di fronte a un terrorista».
Se davvero alla Commissione europea interessa la lotta al terrorismo, non sarebbe stato meglio prevedere norme che favoriscano il coordinamento fra gli Stati membri attraverso lo scambio d’informazioni e la cooperazione; la lotta al radicalismo; la lotta contro il traffico illecito di armi da fuoco, senza toccare gli interessi di cittadini onesti e aziende produttrici?
«Pienamente d’accordo, la strada che doveva essere percorsa era quella di una cabina di regia reale a livello europeo per lo scambio di informazioni e il coordinamento. Inoltre, per contrastare il traffico illecito di armi da fuoco, è necessaria sia un’azione di intelligence che un controllo più capillare alle frontiere, perché non è un segreto che gran parte delle armi da fuoco illegali arrivano dai Balcani. Limitare il sacrosanto diritto a difendersi dei cittadini e ostacolare le aziende produttrici è semplicemente inutile e controproducente».
Come si può agire in fase di recepimento nel nostro ordinamento, per rimediare al danno e ammorbidire certe norme? Le leggi italiane sulle armi sono già complesse e severe. Cosa farà Lega Nord?
«La Lega Nord continuerà la battaglia che abbiamo iniziato al Parlamento europeo anche a Roma; il problema è che chi ha votato a favore a Bruxelles è favorevole a questa logica ideologica del disarmo dei cittadini, quindi saranno altrettanto felici di recepire al Parlamento italiano la direttiva e sicuramente non la ammorbidiranno, anzi…».