È intervenuta subito, a caldo, sui tragici fatti svoltisi ad Ardea, nella provincia romana, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ribadendo innanzi tutto che le forze dell’ordine sono al lavoro per capire “come mai l’arma utilizzata dall’uccisore era ancora lì dove non doveva essere”, sottolineando subito dopo che “la tracciabilità delle armi è garantita attraverso il Ced (Centro elaborazione dati), ma è in via di conclusione un regolamento che disciplina il sistema informatico di questi dati. Si tratta di un testo già condiviso con altre forze di polizia, che è stato portato alla condivisione anche con le associazioni del relativo comparto. Auspichiamo che questo testo veda la luce quanto prima, evidentemente c’è stato un po’ di tempo di attesa, questo è verissimo, però speriamo che nel giro di pochissimo questo regolamento, che doveva essere adottato a fine 2018, veda la luce”.
Quale regolamento?
Il regolamento al quale fa riferimento la ministra dell’Interno è quello previsto dall’articolo 11 del decreto legislativo 104 del 2018, relativo (come abbiamo accennato ieri) all’istituzione di un sistema informatico centralizzato che dovrebbe consentire non solo l’istituzione di una vera e propria anagrafe dei legali detentori di armi e delle aziende del settore, ma dovrebbe anche consentire l’interscambio delle informazioni tra tutti i Paesi dell’Unione europea. Ciò perché, appunto, l’istituzione di questo sistema è stata prevista dall’ultima direttiva europea in materia di armi, la 2017/853.
Tutto ciò premesso, dalla lettura dell’articolo 11 del decreto legislativo in questione si evince che questo sistema centralizzato informatico sarà un contenitore di preziose informazioni relativamente alle armi detenute e ai soggetti legali detentori. Purtroppo però, nel decreto legislativo in questione non si fa riferimento all’interconnessione del database in questione con altri archivi della pubblica amministrazione (cioè per esempio, tornando ai fatti di Ardea, quello dell’anagrafe). Ne consegue che, per come è concepito il sistema, si potranno avere informazioni dettagliate sul singolo detentore dell’arma, cioè l’indirizzo di residenza, i dati identificativi delle armi detenute e così via, ma si rischia di continuare a non possedere l’informazione più importante ai fini del controllo effettivo delle armi detenute, cioè se il legale detentore sia o meno ancora in vita. Anche l’esplicito richiamo all’interconnessione con il Ced (prevista peraltro proprio dall’articolo 11 in questione) è tutt’altro che rassicurante, atteso il fatto che il Ced medesimo, purtroppo, non è un sistema né aggiornato ai tempi, né tantomeno funzionale a raggiungere lo scopo prefissato, cioè quello di conoscere intestatari e locazione geografica di tutte le armi legalmente detenute.