In merito alla notizia del nuovo regolamento comunale che vorrebbe includere anche le armerie tra i negozi “indesiderati” nel centro storico di Parma, il presidente di Assoarmieri, Antonio Bana, ci ha inviato una replica che riceviamo e pubblichiamo:
“Il Comune di Parma – a due mesi dalle elezioni – si sta preparando a varare il nuovo regolamento per l’esercizio delle attività artigianali e commerciali nel centro storico.
Parma, città stupenda a mio parere, con l’intenzione di tutelare il centro storico che è sicuramente di grande pregio, ha intrapreso correttamente un programma per la sua tutela.
Tutto bene, se non si leggesse nel nuovo regolamento volto a disciplinare gli esercizi commerciali l’esclusione, perché “incompatibili” di alcuni esercizi commerciali come, per esempio, i “compro oro”, i Money Transfer, call center, sexy shop e anche – udite udite! – le armerie!
Come Presidente delle armerie italiane associate ad Assoarmieri, aderenti a Confcommercio tramite l’Associazione Nazionale dei Commercianti Intermediari e degli appassionati di armi comuni da sparo, che dal 1947 ha l’obiettivo primario di promuovere e tutelare l’attività commerciale di armi civili sotto il profilo economico, non posso far passare in secondo piano questa proposta che, con tutto rispetto nei confronti delle altre attività elencate dal Comune di Parma, vorrebbe bandire le armerie dal centro storico.
Se parliamo di sicurezza urbana e di decoro, la figura dell’armiere che con dedizione ogni giorno affronta la propria attività lavorativa, è tra i soggetti, ricordiamo, più controllati per trasparenza, integrità e sicurezza dal nostro Stato.
Altresì, le persone che entrano in armeria sono cittadini che coltivano una passione come la caccia, il tiro sportivo, il tiro dinamico, il tiro a volo per fare solo alcuni esempi, ovvero tutte attività che anche da un punto di vista sportivo, tanto a livello dilettantistico quanto agonistico e professionale, hanno regalato all’Italia grandi soddisfazioni e riconoscimenti in tutto il mondo.
Se il Comune di Parma vuole innovare il proprio regolamento sulla norma in merito al decoro e alla sicurezza urbana, mi permetto di far osservare alcuni concetti per meglio comprendere che “bandire” le armerie e la loro attività è un grave errore!
La sicurezza è un grande contenitore che include complesse questioni sociali, etiche, culturali, politiche, costituzionali e anche giuridiche.
Chi fa l’armiere conosce e deve rispettare rigorosamente tutto questo se vuole coltivare un’attività di questo genere.
Se si deve parlare di decoro per un centro storico e “bandire” certe attività questa non è quella delle armerie.
Decoro, lo ricordiamo, deriva da “decorum”, ossia “che ben si addice”. Fa così ingresso dalla porta principale il termine non neutro di convenienza: “decere” significa anche convenire. È decente ciò che conviene fare o dire. Il decoro è dunque un ornamento, non è mai l’essenza.
La convenienza rimanda a sua volta all’opportunismo, all’uso strumentale dell’agire umano.
Porre al centro delle politiche pubbliche il decoro significa rimandare concettualmente la convenienza o meno dell’agire umano.
Il decoro serve a distinguere, a separare, a giustificare l’esclusione sociale e giuridica. Un provvedimento di esclusione come quello del Comune di Parma lascia, a mio avviso, molti dubbi e punta il dito contro una categoria – come quella degli armieri – che con passione svolge la propria attività a tutela del Made in Italy che tutto il mondo ci invidia”.