Attentato a Trump: gli appelli contro le armi dove sono?

Uno degli aspetti paradossali del dopo-attentato a Donald Trump è stato il silenzio assoluto dei politici Dem rispetto alla necessità di inasprire la normativa in materia di armi

Tra i molti paradossi della politica statunitense, ce n’è uno che in questi giorni viene sottolineato dalla stampa a stelle e strisce: quello, cioè, relativo al “silenzio assordante” da parte dei politici Dem, in relazione alla necessità di inasprire le normative sul possesso legale di armi. La stranezza è determinata dal fatto che la grancassa politica dei democratici, negli ultimi decenni, si è sempre attivata in questo senso (con prontezza di riflessi fulminea, peraltro) ogni volta che si è verificato un singolo atto di violenza eclatante, come un mass shooting, per di più nel caso in cui fossero risultate coinvolte carabine semiautomatiche di aspetto militare tipo Ar15. Va anche detto che proprio gli attentati nei confronti di presidenti in carica degli Stati Uniti, negli anni a noi più vicini, sono stati impulso per importanti modifiche alla normativa in materia di armi: è accaduto all’attentato al presidente Kennedy, che è stato impulso per il Gun control act del 1968, e all’attentato al presidente Reagan, con l’istituzione del “Brady bill” dal nome dell’addetto stampa di Reagan, James Brady, che fu colpito e rimase paralizzato (e anche dal nome di sua moglie, Sarah Brady, che dopo l’accaduto si fece paladina della campagna).

Nel caso dell’attentato a Trump, che in questo senso è “da manuale”, invece i politici Dem (dal presidente degli Stati Uniti in carica Joe Biden alla vice Kamala Harris ai deputati e senatori federali), i commenti sono stati rivolti in generale alla necessità di ridimensionamento della violenza politica e al rispetto delle istituzioni americane, ma non un singolo fiato è stato sprecato sul tema che, in tutte le altre circostanze, è stato invece protagonista del dibattito. A esserne sorprese sono state per prime le associazioni sul Gun control. C’è chi, come il New York Times, ipotizza che questo “silenzio” sia dovuto al fatto che i Dem preferiscono, in questa fase, evitare di rinfocolare un tema che è già stato accertato essere divisivo per l’elettorato statunitense, tanto più in un momento nel quale i sondaggi danno il presidente Biden in evidente difficoltà in vista della rielezione di novembre. Di certo c’è che la faccenda è a dir poco imbarazzante…