Bastano mille persone intervistate al telefono per conto di Legambiente, Lipu e Wwf per bloccare tutto? Eppure sappiamo bene quando e quanto sono credibili i sondaggi. E poi bastano articoli in mala fede e anche scorretti dei due maggiori quotidiani italiani per privare i cacciatori di una legge più moderna, che tenga conto della biodiversità e riempia i tanti vuoti legislativi? Non ci posso credere. Eppure certi segnali preoccupano. E allora scrivo al senatore Franco…
Bastano mille persone intervistate al telefono per conto di Legambiente, Lipu e
Wwf per bloccare tutto? Eppure sappiamo bene quando e quanto sono credibili i
sondaggi. E poi bastano articoli in mala fede e anche scorretti dei due
maggiori quotidiani italiani per privare i cacciatori di una legge più moderna,
che tenga conto della biodiversità e riempia i tanti vuoti legislativi?
Non ci posso credere. Eppure certi segnali preoccupano. E allora scrivo al
senatore Franco Orsi di andare avanti. Di non mollare. Perché o la legge si fa
subito oppure si fa male o non si fa per niente. Ci sono le Europee, le
Amministrative e così via. Se nessun parlamentare volesse correre il benché
minimo rischio di impopolarità, io dico che i cacciatori italiani appoggeranno
comunque Orsi se andrà avanti.
Secondo il sondaggio del febbraio 2009, circa il 70% della popolazione sarebbe
contrario alla caccia. Che bella mentalità ambientalista! E se ne vedono i
risultati: il dissesto idrogeologico, il bosco che avanza senza controllo,
cinghiali e volpi in città, storni a inondare alberi e strade di guano. Questo
è l’ecosistema che piace agli ecologisti: la natura senza il suo principale
regolatore.
«Quello che l’opinione pubblica non sa», ha detto recentemente Orsi, «è che ci
sono mediamente 3.000 interventi di controllo faunistico alla settimana in
Italia. Fuori dal periodo di caccia e dalle regole dell’etica venatoria, viene
chiesto ai cacciatori di intervenire, per ammazzare femmine e piccoli di
cinghiale, nutrie, colombi, gazze, cornacchie. Quasi tutti i parchi d’Italia
chiedono l’intervento di cacciatori, persino lo Stelvio per abbattere 1.500
cervi. Noi vorremmo andare a caccia secondo le regole dell’Europa, dal 1°
agosto al 28 febbraio, e avere una legge sulla caccia seria. Non possiamo
accettare di essere soltanto macellai. Venga data dignità alla caccia.
Riconosca questa società che ha bisogno di noi». Fino alle estreme conseguenze:
lo sciopero delle attività di controllo faunistico. Avanti così.
Il sondaggio è infarcito dei soliti luoghi comuni: che i cacciatori sono i
principali attentatori alla biodiversità e alla natura, quando invece è vero
esattamente il contrario; che l’attività venatoria sia insicura e pericolosa in
particolare per i non cacciatori (e sappiamo anche qui quanto siano
contraffatte certe statistiche); che i cacciatori siano nell’animo bracconieri
e profondamente crudeli nei confronti degli animali; che l’Unione europea sia
pronta a varare procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia a causa del
presunto allentamento delle regole sulla caccia. Che, infine, il centro-destra
sia il responsabile della supposta devastazione della natura a opera della
revisione della 157 che nessuno ha letto. Non l’ha certo letta Roberto Della
Seta (Pd), ex presidente di Legambiente, che ha trovato forse l’unica tribuna
da cui farsi sentire e riconoscere come leader di un movimento ambientalista
che non ha più rappresentanti in seno al parlamento. La strategia è nota e fa
leva sulla sensazione e certe emozioni “allevate” nel tempo a base di
disinformazione. Nessun approccio scientifico, naturalmente, solo pregiudizio.
La questione dei sedicenni a caccia è un esempio lampante di falso problema. Di
espediente. Direi “specchietto per le allodole”.
Un giorno, forse, si farà l’attribuzione delle responsabilità per tutto questo
prenderci in giro. Io so solo che Arcicaccia, Federcaccia e Italcaccia avevano
costituito un tavolo permanente di lavoro congiunto per la modifica della legge
157/92 insieme con gruppi ambientalisti e rappresentanti del mondo agricolo.
Poi si sono messi a lavorare solo per contrastare il ddl Orsi che sarà
(minimamente) perfettibile, ma non è certo come lo hanno dipinto molte delle
organizzazioni sedute a quel tavolo, quelle venatorie comprese. Troppe
questioni di principio, troppe chiusure ideologiche, troppi interessi “di
cassetta”, di voti e tessere.
Vada avanti senza paura, senatore Orsi. Non se ne pentirà. E non glielo
chiedono i cacciatori, ma l’ambiente del Paese. Se l’opposizione arriverà dall’
interno della sua stessa coalizione ce lo faccia sapere.