In un comunicato ufficiale, la Beretta defense technologies ha annunciato che i primi cinque lotti di fornitura delle pistole M9 per le forze armate americane (a fronte di precedenti ordini), hanno brillantemente superato i test di accettazione e sono state consegnate all’Us army.
Cinquanta pistole provenienti da questi lotti, hanno passato con successo tutte le prove di intercambiabilità delle singole componenti previste incluse: verifica dell’headspace, marcatura del percussore (firing pin indent), peso di scatto, funzionamento, precisione.
Le 2.500 pistole di questi lotti inoltre, hanno successivamente e singolarmente superato tutti i test di funzionamento. Gabriele de Plano, direttore Usa del settore Military sottolinea inoltre: “È un fatto che nei test di affidabilità eseguiti, le nostre pistole abbiano rimarcato l’incredibile risultato di 25.000 colpi tra un inceppamento e l’altro (Mrbs – Mean rounds between stoppages) attraverso le 15 pistole di prova che hanno sparato 75.000 colpi, dimostrando ancora una volta l’inaudita affidabilità della piattaforma M9”. A titolo di paragone – e qui l’affondo di de Plano – “ Il risultato di 25.000 colpi Mrbs della M9, è 10 volte l’affidabilità richiesta dall’Us army nel programma Mhs – Modular handgun system, in corso”. Il requisito nella Rfi del programma Mhs infatti, parla di 2.000 colpi Mrbs.
Incidentalmente, questi cinque lotti per un totale di 2.500 pistole saranno gli ultimi a uscire dalle fabbriche di Accokeek nel Maryland, le successive verranno realizzate nel nuovo e avanzato stabilimento di Gallatin in Tennessee ove verranno prodotte anche le nuove Beretta M9A3.
Rafe Bennet, vice presidente Product marketing di Beretta Usa aggiunge: “La M9A3 è attualmente la nostra pistola più venduta e stiamo dedicando tutte le nostre risorse per soddisfare la grande domanda da parte dei clienti. La M9A3 rappresenta la “next generation” nelle pistole, essa sfrutta le migliori caratteristiche ereditate dalla M9 con l’aggiunta di collaudate modifiche che aumentano prestazioni e affidabilità”.
Continua de Plano: “L’Us army o qualsiasi ente militare o di polizia che utilizza la M9 può adottare la M9A3 oggi, con minimo impatto sull’attuale addestramento, sugli accessori in dotazione (fondine, torce tattiche), sistemi logistici e parti a magazzino. La M9A3 mantiene al 100% la comunità di parti con le principali componenti della M9 e il 76% di comunanza delle parti individuali. Raggiunge ben l’84% delle richieste espresse nel programma Mhs. La M9A3 ha guancette sottili intercambiabili con una soluzione monolitica e avvolgente alternativa, slitta MilStd 1913, mire luminescenti amovibili, canna allungata e filettata, caricatore resistente alla sabbia da 17 colpi, numerose e migliorate piccole parti per migliorare durata ed ergonomia, il tutto con finitura desert”.
Gabe Bailey, Military development manager, fa notare che tutte queste caratteristiche combinate con la recente decisione dell’Us army di accettare nuove e migliorate munizioni (Jhp) per impieghi militari, rendono la M9A3 una soluzione più letale pronta all’uso e, anche, una opzione economicamente responsabile. L’impiego nella M9A3 di munizioni con migliori prestazioni, potrebbero soddisfare i desiderata di letalità e penetrazione cercati dall’Us army nel programma Mhs, a una frazione dei costi necessari a rimpiazzare un intero sistema d’armi ossia, senza la necessità di condurre nuovo addestramento, qualificazioni e riacquistare nuovi accessori.
Queste dichiarazioni, alla luce delle incredibili risultanze dei test delle venerabili M9, delle esternazioni del generale Mark Milley dell’Us army sui costi, le lentezze e il “Bizantinismo” burocratico del programma Mhs riassunto con l’epica frase (durante una audizione in commissione) “Non stiamo mica parlando di sottomarini nucleari o di andare sulla luna! Stiamo parlando di pistole…” , assumono un chiaro significato. Il pragmatismo verbale del generale, stigmatizza gli eccessi del programma: 356 pagine di documentazione, due anni di tira e molla, test che costeranno 17 milioni di dollari…per tecnologie che esistono da anni.
Per queste ragioni e per l’incertezza sulla continuazione del programma, alcuni competitor e non di poco conto come la Cz e la Ruger, hanno deciso di abbandonare l’arena Mhs. La Bdt ovviamente, capitalizza e puntualizza opportunamente su queste situazioni dopo che l’Us army aveva rifiutato nel recente passato, di prendere in considerazione proprio la M9A3.
E la strategia di Beretta ha molte ragioni: qualcuno in effetti, ha fatto notare che normalmente o almeno nell’Us army, si è seguita sino a ora una strategia evolutiva (o a spirale) in merito agli armamenti leggeri… vedasi M16, M16A2, M4, M4A1. Perché mai con la pistola di servizio non si è seguita analoga filosofia? O perlomeno, perché non sono stati chiesti al costruttore gli improvement necessari, se necessari?