L’odissea dell’azienda Beretta, durata ben nove anni, si è finalmente conclusa con la classica bolla di sapone: o, per essere più chiari, con il proscioglimento. L’azienda era stata accusata di irregolarità nella tenuta dei registri, in seguito all’arresto di una dipendente trovata in possesso di armi in 9 mm parabellum trafugate dall’azienda e prive di matricola. Per questo motivo, la procura aveva sostenuto che il magazzino fosse stato gestito in modo irregolare e che questo solo bastasse a “comprovare l’esistenza del dolo” della illegale detenzione e raccolta di armi. Con sentenza 46055 depositata il 15 novembre dalla Corte di Cassazione, la corte ha sentenziato che “un’arma che non ha ancora lasciato la casa produttrice non ha necessità di per sé di un numero di matricola se non al termine del processo produttivo e amministrativo che renderà il prodotto vendibile”.
L’odissea dell’azienda Beretta, durata ben nove anni, si è finalmente conclusa con la classica bolla di sapone: o, per essere più chiari, con il proscioglimento. L’azienda era stata accusata di irregolarità nella tenuta dei registri, in seguito all’arresto di una dipendente trovata in possesso di armi in 9 mm parabellum trafugate dall’azienda e prive di matricola