Sergio Berlato, europarlamentare di Fdi e presidente dell’Associazione per la difesa e la promozione della cultura rurale, stigmatizza la mancanza di chiarezza da parte delle istituzioni sulla caccia a seconda delle zone rosse, arancione o gialle
“Siamo costretti ancora una volta ad intervenire per fare chiarezza su delle questioni che le istituzioni non vogliono chiarire”, ha dichiarato l’europarlamentare e presidente dell’Associazione per la difesa e la promozione della cultura rurale, Sergio Berlato. “Da molte parti d’Italia ci arrivano richieste da parte di cacciatori che ci chiedono come doversi comportare a seconda dell’attribuzione alla loro regione di zona gialla, arancione o rossa. Abbiamo sollecitato in più occasioni le regioni italiane a fare chiarezza, ma le regioni italiane si trincerano dietro il vergognoso silenzio del governo che, magari per motivi ideologici, non vuole emanare una circolare interpretativa chiara che sancisca in maniera inequivocabile qual è il comportamento che i cacciatori devono tenere in tutto il territorio nazionale. Ebbene, i medici ci dicono che per evitare che una persona si ammali è necessario favorire la sua permanenza all’aria aperta, a prendere sole e aria pulita. Non è certo segregando le persone all’interno di ambienti angusti, magari davanti a una televisione che continua a terrorizzare le persone sulla diffusione del virus, che si riesce a prevenire l’insorgenza di patologie. Ebbene, cosa serve per convincere il governo a emanare questa circolare interpretativa che faccia chiarezza definitiva in tutta Italia? Se l’attività venatoria è considerata come attività sportiva individuale, che viene esercitata in mezzo ai campi e in mezzo ai boschi, con un distanziamento sociale che è garantito dal fatto che ogni cacciatore esercita l’attività venatoria a centinaia di metri se non a chilometri dagli altri cacciatori, perché non permettere loro, dopo aver pagato ingenti tasse di concessione governativa e regionale, di esercitare un’attività sana all’aperto, che possa garantire i loro diritti e prevenire l’insorgenza di patologie. Sarebbe troppo facile, ma in Italia le cose facili non si fanno, allora bisogna fare in modo da sollecitare le istituzioni a intervenire. Io rivolgo l’appello a tutti i dirigenti di tutte le associazioni venatorie perché facciano pressione nei confronti del governo, affinché il governo esca da questo silenzio vergognoso ed emani questa circolare interpretativa per fare chiarezza e per dare certezza di diritto a tutti i cacciatori italiani”.