Il presidente statunitense Joe Biden è tornato a parlare in una conferenza ufficiale, della sua politica contro le armi, insieme al procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland. Le sue dichiarazioni sono state rilasciate al termine di una tavola rotonda con un gruppo selezionato di sindaci, un capo della polizia, otto procuratori generali di Stato e un gruppo definito di “esperti di intervento sulla violenza nelle comunità”.
Biden è tornato ad annunciare i propri cavalli di battaglia in materia di armi, in particolare per quanto riguarda le “armi d’assalto” e i caricatori ad alta capacità, ma soprattutto ha introdotto un nuovo tema, che è quello dei “mercanti di morte”, alludendo con questo termine ai possessori di licenza federale per la vendita di armi che infrangono la legge vendendo un’arma a chi non avrebbe titolo per acquistarla. Nei loro confronti, ha annunciato “tolleranza zero”, promettendo anche una erogazione di fondi alle forze di polizia degli Stati (fondi originariamente destinati ai ristori per la pandemia di Covid19) per rafforzare i controlli.
Secondo la National rifle association, tuttavia, gli illeciti eventualmente commessi dai commercianti autorizzati possono essere già efficacemente repressi con gli strumenti normativi esistenti, e l’annuncio di Biden potrebbe in realtà celare un intento vessatorio nei confronti della categoria, ovvero il progetto di chiudere il maggior numero possibile di attività commerciali legate alle armi, anche per infrazioni minori, relative per esempio alla corretta tenuta dei registri.
Nell’ambito del discorso tenuto da Biden, il presidente statunitense ha citato anche il secondo emendamento della costituzione, cercando evidentemente di “piegarlo” a proprio uso e consumo: “E potrei aggiungere”, ha dichiarato, “che il secondo emendamento, dal giorno in cui è stato approvato, ha limitato i tipi di persone che potevano possedere un’arma e il tipo di armi che si potevano possedere. Fin dal principio, non era possibile possedere un cannone”.
L’affermazione è stata smentita da più fonti e, in particolare, dal quotidiano Washington post, il quale ha sottolineato come il presidente avesse già utilizzato questa frase in campagna elettorale e già allora fosse stato smentito da eminenti storici e costituzionalisti.
L’affermazione è ritenuta particolarmente grave dagli organi di informazione statunitensi, perché secondo l’opinione pubblica americana, tra i doveri di un presidente federale c’è quello di riportare correttamente la storia americana, specialmente quando cita la storia per conseguire un obiettivo politico. “La spinta da parte del presidente per ulteriori restrizioni sulle armi è una parte importante della sua piattaforma politica”, ha commentato il Washigton post, “ma citare fatti falsi va a detrimento della sua stessa causa”.
Con l’aggravante che la falsità dell’affermazione è già stata verificata in precedenza. Il Washington post ha, quindi, attribuito un voto di “quattro pinocchi” al presidente Joe Biden!