La posizione “disarmista” del sindaco di New York, Michael Bloomberg, è nota da anni. Ma sono molto recenti, invece, le polemiche relative alla gestione dell’emergenza cittadina a seguito dell’uragano Sandy, che ha flagellato la città nei giorni scorsi. Secondo quanto riferito dal quotidiano Examiner, infatti, il sindaco avrebbe rifiutato la collaborazione offerta dalla Guardia nazionale per ripulire la città e offrire assistenza alla popolazione, per il solo fatto che i militari (ovviamente) sarebbero stati armati. “Non ne abbiamo bisogno”, avrebbe dichiarato il sindaco, “le uniche persone armate che vogliamo nelle nostre strade sono i poliziotti di New York”.
A dire la verità, però, la stessa polizia di New York non è che avrebbe disprezzato un po’ di collaborazione, visto che in conseguenza dell’uragano i crimini nella Grande mela sono schizzati alle stelle e, in più, molti poliziotti non possono gestire la criminalità perché distaccati a sorvegliare le pompe di benzina (nel timore di una corsa all’accaparramento del prezioso carburante, finché non fosse stato possibile ripristinare i normali flussi dei rifornimenti).
Ma la lotta senza quartiere alle armi da parte di Bloomberg non si ferma alla città di New York: il politico, infatti, attraverso un’azione di lobbying sta fornendo dollari a pioggia per supportare candidati in cinque diversi Stati americani, ovviamente favorevoli a un maggior controllo delle armi. L’ultimo contributo è stato in favore del senatore della California Gloria Negrete-McLeod, per 2,35 milioni di dollari.