Una delle iniziative più controverse intraprese dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stata rappresentata da una serie di modifiche legislative volte ad agevolare l’acquisto legale di armi e munizioni nel Paese, sin dai mesi immediatamente successivi la sua elezione. Questa strategia politica è stata fortemente avversata dai movimenti anti-armi e in generale dagli oppositori di Bolsonaro, i quali avevano pronosticato lo scatenarsi di una inarrestabile escalation di violenza armata in tutto il Brasile, che già vanta uno dei tassi di omicidi più alti del mondo. In particolare, nel 2018 il tasso di omicidi brasiliano per 100 mila abitanti era di 27,8, contro i 5 degli Stati Uniti.
Bolsonaro aveva dichiarato, scatenando l’isteria degli anti-armi: “date le armi alla gente onesta, in modo che abbiano la possibilità di difendersi”.
In pochi anni, il numero di possessori di una licenza per armi da fuoco in Brasile è più che raddoppiato, aggiungendo circa 400 mila cittadini ai circa 330 mila che si stimava possedessero armi all’epoca dell’elezione di Bolsonaro. Oltre ad aumentare il numero di cittadini legalmente armati, è anche aumentato il numero di armi detenibili da parte di ciascun possessore di licenza (fino a 6) e il numero di munizioni detenibili (passato da 50 a 5.000). La tassa governativa per il rilascio di una licenza in materia di armi è passata dai 260 dollari (con ulteriori 25 dollari ogni 3 anni per il rinnovo) a 18,50 dollari per una validità di 10 anni.
A fronte di tutto ciò, secondo quanto riportato da un articolo del Wall street journal, nel 2021, dopo tre anni di governo Bolsonaro, il rateo di omicidi in Brasile è passato a 18,5 per 100 mila abitanti, con un calo quindi del 34 per cento.
È chiaro che l’andamento (in questo caso discendente) del tasso di omicidi non possa essere direttamente attribuito alla mera maggiore o minore diffusione di armi legali, bensì che debba essere ascritto a una quantità di fattori economici, sociali, ambientali, di gestione e finanziamento delle forze dell’ordine e così via. Ciò che è innegabile, e che contraddice alla radice i sillogismi degli anti-armi, è che neanche una maggiore disponibilità di armi legalmente detenute ha a quanto pare un effetto diretto sul tasso di omicidi.