La Brigade Manufacturing ha presentato allo Shot Show 2023 un inusuale prototipo ibrido Fn Fal/Ar-15: il Makasi Fal/Ar Hybrid rifle calibro .223 Remington. L’intento è sempre quello: unire il meglio di due mondi, il meglio di due piattaforme in modo farne nascere possibilmente una ancora migliore. Di esempi ne abbiamo visti tanti, focalizzati soprattutto sulle “unioni” Est-Ovest, o meglio tra Ak-47 e Ar15. Qui ci troviamo di fronte a un genoma diverso: quello dell’Fn Fal con, in più, qualche imprevista alterazione genetica.
Il fusto del Makasi è in alluminio 7075-T6 con manetta di armamento laterale (non reciprocante) e leva di apertura dell’upper poste sul lato sinistro, di strettissima derivazione Fn Fal. Anche il bocchettone di alimentazione è con fianchi asimmetrici, come nell’arma belga. I comandi invece sono di chiara ascendenza Stoner per posizione e funzioni: leva di selezione ambidestra, sgancio caricatore ambidestro e levetta dell’otturatore con funzioni catch & release ma sovradimensionata. Il Makasi adotta un pistone a corsa corta con molla di ritorno collocata nell’upper receiver. Della forma o tipologia dell’otturatore invece, non è ancora dato sapere. Convenientemente, l’arma impiega caricatori Usgi standard Ar15.
Non avendo molla posteriore e relativo buffer tube, la culatta ospita un tratto di Picatinny verticale ove agganciare diverse tipologie di calciature, scheletrate o meno: sul modello esposto a Shot show e in modo congruo all’ispirazione però, era montata una calciatura tubolare metallica molto simile a quella del “Para Fal”.
Con canna di 16 pollici, il Makasi pesa 3.400 grammi scarico, mentre il costo previsto negli Usa è di 1.740 dollari. In effetti questa carabina risulta ancora un work in progress con le prime consegne previste nel primo quadrimestre 2024.
L’azienda in effetti non spiega l’origine del nome “Makasi” ma la storia recente, potrebbe rivelare qualcosa: negli anni Sessanta la Cia appoggiava segretamente il governo della Repubblica del Congo contro fazioni ribelli e secessioniste e laggiù, faceva operare uno squadrone di aerei. Questo squadrone era pilotato da esuli cubani e sulle carlinghe dei loro aerei (T-28D Trojan e B-26K Invaders) avevano apposto come simbolo un bufalo africano sormontato dalla scritta “Makasi” che in Lingali (lingua nativa del Congo) significa “Forte”. Sul lato destro del bocchettone di alimentazione dell’arma, non a caso, compaiono bufalo e scritta: il perché di questo omaggio, giustamente, rimane segreto.