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] La serie Vectis della Browning rappresenta il tentativo della storica azienda belga di inserirsi nel florido mercato europeo delle armi ad aria compressa. La gamma si compone di quattro modelli: 020, 026, 032 e 220. I primi tre sono a canna basculante, di concezione piuttosto tradizionale. L’ultimo, invece, si distingue per avere la canna fissa e un originale sistema di compressione della molla cinetica, che la rende davvero unica nel panorama del mercato italiano. La carcassa è di forma tubolare ed è vincolata in modo permanente alla canna, naturalmente in calibro 4,5 mm. All’interno della carcassa si trova il classico stantuffo, caricato da una robusta molla a spirale. Quando si preme il grilletto, lo stantuffo viene proiettato violentemente in avanti dalla distensione della molla, spingendo l’aria attraverso un piccolo ugello che comunica con la camera di lancio. Il pallino viene, così, spinto dalla pressione dell’aria attraverso la canna, verso il suo bersaglio. Il sistema di funzionamento è quindi piuttosto tradizionale: quello che stupisce, invece, è il particolare sistema di caricamento. Quest’ultimo, infatti, si avvale di una lunga leva in lega leggera, che in posizione di riposo è alloggiata all’interno della parte inferiore della calciatura. L’unica porzione visibile è costituita da una sorta di maniglione, che incorpora il ponticello e il grilletto e segue il profilo dell’impugnatura a pistola, lasciando lo spazio sufficiente per le dita della mano. Nella parte anteriore del ponticello si trova la sicura, costituita da un bilanciere con due distinti pulsanti di azionamento: il primo è posto davanti al grilletto, all’interno del ponticello, il secondo è posto nella parte inferiore di quest’ultimo. Premendo il pulsante inferiore, si blocca il grilletto e la leva di caricamento può essere azionata. Per sparare, invece, si spinge in avanti il pulsante posto all’interno del ponticello, bloccando la leva in posizione di chiusura e sbloccando il grilletto. La pressione del pulsante fa anche sporgere nuovamente il comando inferiore, che scopre su entrambi i lati due zone vistosamente colorate in rosso. Quando lo stantuffo è stato caricato, la leva di caricamento risulta comunque bloccata, indipendentemente dalla posizione della sicura. Peculiare anche la modalità di compressione della molla cinetica: la leva, infatti, nel suo movimento in avanti, comprime la molla solo per metà della sua corsa: riportando il lungo braccio in posizione, si completa la corsa retrograda dello stantuffo, fino ad agganciare quest’ultimo alla leva di scatto. Un funzionale gioco di leve fa sì che lo sforzo necessario sia veramente contenuto, tale da poter essere effettuato con un dito. Nel caso in cui la leva sfugga alla presa quando il movimento di armamento non è ancora completo, un sistema a cremagliera ne impedisce la brusca chiusura (sulle dita del tiratore, ovviamente). Diversamente da quanto accade con la Diana 52, però, il dispositivo di freno dello stantuffo non deve essere disattivato a mano, ma tutto il sistema è completamente automatico e privo di comandi esterni. Per il caricamento del pallino è necessario sollevare uno sportello posto nella parte superiore della carabina, in corrispondenza della culatta. Sopra allo sportello è incernierata una piastrina metallica a forma di “U”, che presenta sui lati una serie di rigature longitudinali per la presa delle dita. Sollevando di pochi millimetri questa piastrina, si fa rientrare il dente di bloccaggio che chiude ermeticamente lo sportello, liberandolo. A questo punto, lo sportello è libero di basculare, scoprendo un foro ellittico entro il quale si fa scivolare un pallino. Non resta che richiudere lo sportello. Quando la piastrina superiore ritorna in posizione di riposo, forza il dente di bloccaggio a uscire dalla sua sede, impedendo in tal modo che il getto di aria compressa possa aprire accidentalmente lo sportello. Gli organi di mira sono costituiti da una tacca di mira regolabile micrometricamente in altezza e derivazione e da un mirino fisso a inserti sostituibili protetto da tunnel. Quest’ultimo è in polimero ed è solidale a un manicotto che avvolge l’ultimo tratto della canna, proteggendo la volata dagli urti. Con l’arma sono forniti di serie due inserti di ricambio per il mirino, dotati di profili differenti. La tacca di mira è montata su una basetta che, a sua volta, si aggancia alla slitta per l’attacco dell’ottica per mezzo di una ganascia stretta da due viti Allen. Questa soluzione ha il pregio di consentire lo spostamento della tacca più o meno vicino al viso del tiratore, ma necessita anche di un buon serraggio delle viti per evitare che il contraccolpo dello stantuffo faccia scorrere in avanti la tacca sulla rotaia. Nel caso in cui si decida di installare un’ottica, si può rimuovere la tacca in pochi secondi e anche il tunnel del mirino può essere eliminato, allentando una vite di bloccaggio trasversale. Questo accorgimento consente il montaggio del cannocchiale con l’asse ribassato. Il pacchetto di scatto è particolarmente curato: il grilletto, finemente rigato in senso longitudinale e moderatamente arcuato, consente di trovarsi da subito a proprio agio. La precorsa è pulita e fluida, il secondo tempo è netto e caratterizzato da un peso di sgancio intorno ai 1.500 grammi. Una volta portata in avanti la leva di caricamento, è possibile regolare il peso di sgancio agendo su una vite posta sotto la carcassa, ma dati gli ottimi valori impostati di fabbrica non riteniamo consigliabile “pasticciare” la taratura. Qualche cenno merita anche la calciatura: massiccia e solida, offre una presa salda nell’imbracciata, grazie anche all’indovinato profilo a dorso di cinghiale. In corrispondenza dell’impugnatura e dell’astina sono presenti pannelli zigrinati dal grip più che valido. L’unica critica che ci sentiamo di muovere è a carico del calciolo: realizzato in gomma morbida e discretamente arcuato, ha una predisposizione naturale per impigliarsi negli abiti, rendendo l’imbracciata decisamente poco naturale. D’altronde, le sollecitazioni date dall’arma non sono tali da consigliare protezioni così drastiche per la spalla… Il nostro test si è svolto, come di consueto, alla distanza di dieci metri, con tiro in piedi, senza appoggio. La prima cosa di cui ci si rende conto impugnando la Vectis è che l’arma è estremamente stabile, grazie al peso superiore ai 4.000 grammi e alla calciatura massiccia, che offre un’ottima presa. Per contro, l’ esecuzione di serie di tiro prolungate risulta piuttosto stancante. L’ azionamento della leva di caricamento è agevole e istintivo, tuttavia il pulsante inferiore della sicura interferisce con la mano debole nel caso in cui si voglia assumere un’impostazione di tiro “agonistica”. In effetti, avere lo sportello di caricamento indipendente dalla leva di compressione dello stantuffo rallenta un poco le operazioni, ma almeno non si corre il rischio, come nelle armi a canna basculante, di “tagliare” la coda del pallino richiudendo l’arma senza aver spinto sufficientemente in fondo il diabolo. Abbiamo utilizzato pallini Rws R10, Haendler & Natermann Match Kugeln e Gamo Magnum: questi ultimi avevano il profilo appuntito, mentre gli altri due erano classici “diabolo” a punta piatta. I pallini Gamo sono risultati piuttosto sgraditi alla carabina belga, che ha piazzato cinque colpi in un diametro di 25 mm. Più raccolta la rosata con i pallini Haendler & Natermann: cinque pallini sono finiti in un diametro di soli 20 mm. Il record assoluto, sia per quanto riguarda la velocità sia in fatto di precisione, è appannaggio dei pallini Rws R10: cinque colpi in 16 mm, ma soprattutto una velocità media di 172 m/sec, pari a ben 7,4 joule. I pallini più veloci della serie sono arrivati praticamente a sfiorare il limite legale dei 7,5 joule, senza però mai superarlo. Viste le buone caratteristiche di precisione palesate dall’arma, abbiamo tentato di mettere il bersaglio per aria compressa in nostro possesso (140×140 mm) alla distanza di 25 metri. Il problema principale è stato quello dell’acquisizione, visto che i riferimenti di mira coprivano buona parte del bersaglio. In ogni caso, una volta compensata la caduta del pallino (peraltro relativamente contenuta) siamo riusciti a realizzare una rosata di cinque colpi in 50 mm, sempre utilizzando gli Rws. Montando un’ottica e tirando in appoggio, questi risultati possono essere senza dubbio migliorati in modo sensibile, anche sul limite dei 35-40 metri (in assenza di vento). La carabina Browning Vectis si colloca, a nostro avviso, al vertice della categoria delle armi ad aria compressa non agonistiche sia per le intelligenti soluzioni meccaniche adottate, sia per le finiture superiori. Tutto ciò, naturalmente, ha una contropartita nel prezzo, che non può definirsi popolare. In compenso, le prestazioni balistiche sono decisamente gratificanti e assicurano lunghi pomeriggi di svago. [
] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di marzo 2003. [
] Produttore: Browning International Sa, Parc Industriel des Hautes Sarts, 3ème Avenue 25, B-4040 Herstal, Belgio, tel. 00.32.42.40.52.11, fax 00.32.42.40.52.12, www.browning-int.com Importatore: Bwmi, corso Garibaldi 29, 25122 Brescia, tel. e fax 03.04.51.44, bwmi@bwmi.it Modello: Vectis 220 Tipo: carabina ad aria compressa Calibro: 4,5 mm Funzionamento: a molla e stantuffo Alimentazione: colpo singolo Mire: mirino fisso protetto da tunnel con inserti sostituibili, tacca di mira regolabile in altezza e derivazione; predisposizione per l’attacco dell’ottica Sicura: automatica sulla leva di caricamento, con possibilità di azionamento manuale Lunghezza totale: 1.155 mm Lunghezza canna: 460 mm Peso: 4.220 grammi Numero di conformità: 107 Materiali: acciaio al carbonio; calciatura in faggio Finiture: brunitura nera lucida Prezzo: 463 euro, Iva inclusa