Diversamente da quanto riportato dagli organi di informazione, l’arma utilizzata dal tunisino Abdessalem Lassoued, che nella serata di ieri a Bruxelles ha sparato, uccidendoli, a due tifosi svedesi che andavano a vedere una partita di calcio, non sarebbe un Kalashnikov, bensì un M16. La differenza è tutt’altro che meramente formale, in quanto se effettivamente si verificasse che l’arma è di provenienza statunitense, sarebbe la verifica di quanto si era paventato all’indomani del precipitoso ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan: ovvero, che le centinaia di migliaia di armi leggere abbandonate nelle mani dei talebani, sarebbero andate ad alimentare il mercato del terrorismo fondamentalista. Da sottolineare, a tal proposito, che oltre all’arma utilizzata nell’attentato, altre armi (per il momento di natura non precisata) sono state rinvenute nell’abitazione dell’attentatore (nel frattempo deceduto in uno scontro con le forze dell’ordine belghe) e anche in un giardino limitrofo all’abitazione. La disponibilità di queste armi e il fatto che le autorità belghe stiano tuttora dando la caccia ad altri due soggetti, fuggiti, evidenzierebbe l’ipotesi che non si tratti di un “lupo solitario”, bensì che la sua azione abbia avuto un appoggio quantomeno di tipo logistico, da parte di una vera e propria “cellula” fondamentalista presente nella capitale d’Europa. E ben rifornita di armi, in barba a licenze, permessi e quant’altro.