Il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, è tornato nuovamente a parlare (male) delle iniziative in programma per quanto riguarda il possesso di armi da parte dei cittadini. Lo ha fatto dalle pagine del Secolo XIX, di ritorno dal vertice di Parigi sulla sicurezza dopo l’attentato sul treno ad alta velocità. “Per aumentare la sicurezza in Europa ci saranno anche decisioni che riguardano la limitazione delle armi da fuoco, la legge che il governo sta approntando va in questa direzione”. Bubbico è anche tornato sulla legge n. 43 antiterrorismo, ribadendo la validità delle modifiche alla legislazione armiera in essa contenute: “c’erano armi proposte come da caccia che in realtà erano armi da guerra”. La quantità di sciocchezze propalate potrebbe anche bastare, ma Bubbico evidentemente non vuol farsi (e farci) mancare niente: “Abbiamo visto liti di condominio finire tragicamente sotto i colpi di armi da guerra, e non dovrà più succedere”. E sull’ipotesi di “sposare” la proposta di legge Amati-Granaiola, che imporrebbe la custodia delle armi nei Tsn, Bubbico festoso chiosa: “Le armi sportive devono essere tali, devono essere create per lo svago e utilizzate solo in idonee strutture. Per questo si può valutare la possibilità di farle detenere a centri sportivi autorizzati che offrirebbero garanzie di sicurezza oltre a nuovi sbocchi economici per il settore armiero. Queste armi devono avere caratteristiche diverse rispetto a quelle per la difesa personale”.
Cosa si può aggiungere a questa sequela di corbellerie? Be’, innanzi tutto che il viceministro dell’Interno (una delle cariche più “strategiche” del Governo) sembra parlare a ruota libera di cose delle quali non ha la benché minima cognizione: non sa cosa sia un’arma da guerra, non sa cosa sia un’arma sportiva, non sa cosa sia un’arma da caccia. Non sa e a quanto pare non gli importa di sapere, però insegna. Pretende, infatti, insieme al suo Governo, di legiferare su cose che non conosce, in nome di una sicurezza pubblica per la quale, dopo che avranno fatto per “bene” il loro lavoro, non sarà cambiata una virgola, mentre invece per gli appassionati d’armi e i praticanti degli sport del tiro, la vita cambierà eccome (in peggio, serve dirlo?).
Speriamo che prima o poi le nostre parole possano giungere al signor Bubbico, alle signore Granaiola e Amati e a tutti gli altri politici che hanno la pretesa di fare le leggi prima, e pensare dopo alle conseguenze. Far conservare le armi sportive nei Tsn o nei campi privati è inutile e inattuabile: inutile, perché il 90 per cento dei possessori di armi sportive ha anche armi comuni e da caccia; inutile, perché anche nel caso in cui si detenessero solo armi sportive, sarebbe comunque possibile utilizzarle per atti inconsulti, sfruttando il momento in cui si le si dovesse trasportare per una gara in un altro poligono; inattuabile, perché oggi in Italia non c’è un poligono, che sia uno, strutturato per la detenzione di migliaia di armi.
Il viceministro Bubbico dovrebbe imparare dal recente passato: la legge Antiterrorismo, di cui è così fiero, è talmente ben fatta che il Banco nazionale di prova ha sospeso le classificazioni delle cosiddette armi di categoria B7, perché non sa che pesci prendere: il ministero infatti, ha detto che le B7 non sono da caccia, senza specificare però come riconoscere una B7! In un Paese normale, nel caso in cui si verificasse una cosa del genere fioccherebbero le dimissioni. Appunto, in un Paese normale…