Uno studio di un gruppo di ricercatori norvegesi evidenzia l’importanza dei cacciatori nello studio della biodiversità in Europa. Per quattro ragioni
La rivista scientifica Global ecology and conservation ha pubblicato uno studio di un gruppo di ricercatori norvegesi, i quali hanno evidenziato come il contributo dei cacciatori risulti fondamentale nello studio della fauna selvatica e della biodiversità in Europa.
Quattro sono le ragioni fondamentali che consentono di giungere a questa conclusione: durante l’attività venatoria e nella gestione dei terreni di caccia, i cacciatori raccolgono dati di diversa natura su caratteristiche rilevanti per monitorare la biodiversità di un’area, come popolazioni di specie, tratti di specie, composizione genetica o composizione delle comunità. Dal momento che i terreni di caccia coprono la maggior parte delle campagne europee, i cacciatori assicurano una raccolta dati adeguatamente rappresentativa e su larga scala; i dati derivati dall’attività venatoria possono fornire serie storiche che coprono differenti stagioni, anni o addirittura decenni, e sono estremamente utili nel monitorare come biodiversità ed ecosistemi mutano in un’area specifica; i cacciatori raccolgono dati caratteristici principalmente sulle specie cacciabili e quelle specie che sono facilmente identificabili con precisione. Il margine di errore o di dubbio nell’identificazione delle specie è perciò in questo caso molto bassa; attraverso l’analisi di campioni biologici (ossa di mascella, ali, tessuti) da animali raccolti, i cacciatori forniscono dati sulla demografia e sulla salute degli animali che altrimenti non sarebbero stati ottenibili. Occorre anche considerare che monitorare la biodiversità in Europa richiede di norma un grande dispendio di tempo e di risorse economiche, e spesso i governi allocano limitate risorse per questa importante attività.
“Un punto chiave del nostro studio”, ha commentato l’autore principale dello studio, Benjamin Cretois, ricercatore presso il Norwegian Institute for Nature Research, “è che la collaborazione tra cacciatori e scienziati è fruttuosa e dovrebbe essere considerata una partnership standard per la conservazione della biodiversità. Il risultato è che molte delle specie di selvaggina sono tra le specie di fauna selvatica meglio studiate che abbiamo in Europa”.
Federcaccia, nel diffondere la notizia, ha così commentato: “Per Federcaccia, il suo Ufficio Studi, le settoriali e associazioni consociate una grande soddisfazione e un ulteriore slancio per la ricerca, da tempo supporto indispensabile per la redazione dei calendari venatori e per l’obbiettivo raggiunto di avere portato il mondo dei cacciatori al ruolo di protagonisti nella gestione della fauna”.
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